Regia di Daniele Segre vedi scheda film
Si incontrano a Porto due mostri sacri della cultura portoghese e mondiale: il cineasta Manoel de Oliveira e la scrittrice Agustina Bessa-Luis. La loro lunga e dettagliata conversazione sull'arte, la creazione, la memoria e sulla vita in generale viene immortalata da Daniele Segre.
Settantacinque minuti di camera fissa su due persone che dialogano, e qualche rapido intervallo in esterno a cogliere squarci della città di Porto, dove tale dialogo avviene. Sembrerebbe un lavoro ostico, questo di Daniele Segre, se non fosse che la coppia ripresa semplicemente a parlare è formata da due giganti della cultura portoghese del Novecento, ovvero il regista Manoel de Oliveira e la scrittrice Agustina Bessa-Luis; i loro scambi di idee e di suggestioni sono fitti, articolati, non mancano le contrapposizioni forti, le mere speculazioni e i voli di fantasia. È insomma un vero piacere vedere e ascoltare i due che discutono di arte, creazione e creatività, di Adamo ed Eva, di memoria, tempo, saudade, infanzia, Dio, di documentario e cinema di finzione e, naturalmente, anche di Portogallo e portoghesi, nonché del loro rapporto con il Brasile. La cosa più incredibile è ritrovare tanta lucidità e tanta voglia di approfondire, scavare l'uno nell'altra alla ricerca di idee, anche in conflitto con le proprie (e accade spesso), da parte di un 97enne e di una 83enne (il girato, dicono i titoli di coda, risale a dicembre 2005). Segre – una carriera trentennale da documentarista alle spalle – decide di non intervenire quasi per nulla, rispettosamente, e la sua scelta è totalmente condivisibile; suo è anche il montaggio: le immagini della città che inserisce qua e là nel corso del lavoro funzionano perfettamente come spartiacque fra un tratto della conversazione e l'altro. 6/10.
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