Regia di Carlo Ludovico Bragaglia vedi scheda film
Una casa di produzione cinematografica è all'affannosa ricerca di un soggetto per un film da affidare a un baritono attore. L'uomo racconta una storia capitatagli la sera precedente, quando ha conosciuto una ragazza che aveva appena perso il treno su cui c'era il geloso fidanzato della giovane. Anche il baritono aveva perso il suo treno e la coppia si è ritrovata senza soldi, né documenti al calare della notte in un paesino sconosciuto. Come concludere questa vicenda? Ci pensa la realtà.
Con questa pellicola fa il suo esordio nel mondo del cinema il baritono Gino Bechi, che avrà un discreto successo nei due decenni seguenti anche sul grande schermo. Fuga a due voci, diretta dall'impeccabile Carlo Ludovico Bragaglia, è una commedia sentimental-canora che vanta un'idea davvero interessante (o quantomeno per nulla scontata nel 1943): la mise en abyme nella sceneggiatura firmata dallo stesso regista che vede il protagonista raccontare una storia capitatagli la sera precedente, che va infine a intersecarsi con la conclusione in tempo reale, cioè al termine del racconto. Tutto un po' sopra le righe nella trama, ma perfettamente credibile, altro elemento che concede ampio respiro al film, tanto da renderlo piacevole alla visione ancora oggi; anche il buon ritmo e le interpretazioni contribuiscono alla buona resa del lavoro. Gli altri attori principali sono Aroldo Tieri, Irasema Dilian, Paolo Stoppa, Guglielmo Barnabò, Carlo Campanini e Gero Zambuto, con una particina anche per Polidor. La faccenda più sorprendente in tutto ciò è che Bragaglia all'epoca lavorava a velocità impressionanti, riuscendo a licenziare cinque titoli sia nel 1942 che nel 1943 (ed eravamo pure nel bel mezzo della seconda guerra mondiale!), senza però tralasciare la qualità delle sue opere. Un'opera di poca sostanza in questo caso, giusto ribadirlo, ma assolutamente gradevole. Curiosità: è in questo film che compare per la prima volta la celeberrima La strada nel bosco, cantata ovviamente da Bechi, scritta da Cesare Andrea Bixio su testo di Nicola Salerno. 5,5/10.
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