Regia di Yasujiro Ozu vedi scheda film
Un'opera essenziale, asciutta, che esalta fino all'estremo uno dei valori della cultura giapponese: il senso del dovere. Il peso del disonore per non aver adempiuto fino in fondo al proprio dovere ricade su un padre, vedovo, che sacrifica se stesso e l'Amore per il figlio. Il rapporto padre-figlio è reso molto bene, in modo sensibile e delicato, facendo arrivare allo spettatore da una parte l'affetto che li lega e dall'altra la distanza (generazionale e non solo) che li separa. Il trascorrere del tempo è scansito al ritmo di un giro di pesca ma non ci si annoia perché il pathos è sempre alto. Purtroppo, però, proprio il tema che è il cuore del film è al tempo stesso il suo tallone d'Achille: resta, infatti, questo nucleo centrale ma intorno ad esso poco o niente di più, tanto che i dialoghi risultano oltremodo ripetitivi (non so quante volte si sentono frasi tipo: "ho fatto del mio meglio", "fai del tuo meglio", "bisogna fare del nostro meglio") rendendo il film un pò noioso sotto questo aspetto. Voto: 6.5.
I dialoghi: alla lunga risultano oltremodo ripetitivi, rendendo il film un pò noioso sotto questo aspetto.
Il film può risultare apparentemente lento ma personalmente ho apprezzato moltissimo come il trascorrere del tempo venga scansito al ritmo di un giro di pesca. Ozu qui riesce a mantenere il pathos sempre alto e a rendere in modo sensibile e delicato il rapporto padre-figlio.
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