Regia di Marco Filiberti vedi scheda film
Esordio di notevole ed equilibrata espressività, questo Poco più di un anno fa - Diario di un pornodivo, storia di Ricky Kandinsky, attore gay che ritrova il rapporto affettivo col fratello (il quale ignora la professione di Ricky) in seguito alla morte del padre avvenuta in Francia.
Marco Filiberti è artista versatile (teatrante, musicista, poeta...) e al suo primo lungometraggio affida l'ingombrante compito di far confluire le suddette attrazioni culturali con l'autoritratto intimo, ma che insieme riesce a far riflettere su tematiche universali: la famiglia, la sessualità, l'amicizia, la realizzazione dell'io, il rispetto del prossimo. L'ulteriore difficoltà di mettersi anche in scena in prima persona (a nudo tanto moralmente quanto fisicamente) è del tutto superata grazie alla sua sorprendente naturalezza recitativa, capace di esorcizzare con tenerezza, sincerità e sfumature espressive il rischio di eccessivo narcisismo (effettivamente, a quanto pare, a torto riscontrato da quasi tutta la stampa del tempo). L'apparente scabrosità (soft ma non fasulla) del soggetto, inoltre, è trasformata (trascesa) in accenti melò mai stucchevoli (anzi, dotati di credibile dolcezza), uniti a saggi interventi ironici da commedia, inserti finto-documentaristici e momenti grotteschi (virati tanto in negativo - come nel confronto dopo la funzione funebre - quanto in tono, appunto, umoristico - la scena di Angela che sceglie un film di Ricky in edicola, prima di infierire ipocritamente e con crudeltà contro il "presunto" amico).
Lodevole risulta il lavoro sugli attori, tutti (a parte qualche piccolo ruolo minore) impegnati a fondo nella resa psicologica dei personaggi: dallo spontaneo e simpatico Barberini, alla stralunata e misteriosa Celentano, dalla verve esuberante della D'Aloia alla versatilità della Blanc, ecc.
La commozione non scade, come detto, al patetico sentimentalismo, e se ne ha prova, ad esempio, quando muore la madre di Papla (il bambino che Ricky, poi, vorrebbe adottare), quando lo stesso Ricky parla al piccolo prima che si addormenti, oppure dopo il verdetto del tribunale che li allontana, o ancora il dialogo affettuoso tra Ricky e il suo regista, in una piscina screziata di luce bluastra.
Nonostante si sia forse un po' esagerato nel paragone con Fassbinder e con Visconti, il film spicca (o almeno avrebbe dovuto, dato che la visibilità è stata minima) nel panorama italiano debordante di luoghi comuni aberranti e ottusità ridicole (...e i primi apprezzamenti, Filiberti se li è meritati al Festival di Berlino...).
Ottime (e variegate) scelte musicali, su cui spiccano F. Schubert, W. A. Mozart e C. Debussy nelle sequenze più intense.
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