Regia di Marco Filiberti vedi scheda film
Grazie al Dvd (e anche procurarsi questo supporto tecnico è stata un'impresa tutt'altro che semplice) ho finalmente potuto "recuperare" la visione di "Poco più di un anno fa" di Marco Filiberti, un film che ha ingiustamente subito una pesantissima censura di mercato (a Firenze credo che non sia nemmeno transitato nelle sale, escluso addirittura dal circuito d'essai qui ancora abbastanza attivo e "attento", nonostante che si trattasse di una pellicola scelta dalla commissione -e transitata in una rassegna collaterale - del Festival di Berlino di qualche anno fa). Devo ringraziare per questo recupero tardivo, la caparbia difesa della pellicola da parte di Film Tv (una delle pochissime voci fuori dal coro, visto che il film è stato oggetto di feroci e incomprensibili ostracismi critici dalla quasi totalità dei recensori del panorama italiota ottuso e miope, più spaventato dalle "novità oggettive" che coinvolto e intrigato dagli stimoli delle provocazioni intelligenti) e all'appassionata recensione - un vero e proprio "atto d'amore" - di Aldo Fittante, che mi sento di condividere in pieno e che proprio per questo apprezzo ancora di più.Quello di Filiberti rappresenta senza ombra di dubbio uno dei più interessanti e maturi debutti registici avvenuti in Italia negli ultimi dieci anni, con un'opera - e non credo davvero di esagerare - che dimostra ampiamente un talento indiscutibile e concreto (che colpevole disattenzione questo immeritato, ma non imprevedibile "silenzio assordante" intorno a questo piccolo gioiellino che ha evidentemente precluso al regista la possibilità di "sviluppare" uleriormente la sua parabola artistica, visto che a quanto mi risulta è ancora inoperoso e disoccupato nonostante le qualità e i risultati superiori e "importanti" raggiunti già con l'opera d'esordio). Ed è una bestemmia assoluta che si continuino a produrre "immondizie" largamente finanziate anche coi soldi pubblici lasciando inattiva una personalità di spicco così stimolante, capace di sprovincializzare e rendere competitivo anche all'estero, l'asfittico, agonizzante panorama "barzellettiero" del nostro autarchico "pianeta cinema". Forse mi sto facendo prendere un pò troppo la mano (e questo può risultare analgomante dannoso, perchè creerebbe aspettative di qualità superlative che potrebbero infastidire qualcuno inducendolo ad accusarmi di inopportuna piaggeria), ma l'onestà dell'operazione, le coinvolgenti qualità riscontrabili sia nella sostanza che nella forma e l'ingiusto trattamento di emarginazione e di sberleffi oltraggiosi, rendono giustificato il mio accanimento "positivo" per ristabilire un poco gli instabili equilibri attuali e ridare qualche minima chache di visibilità al prodotto. Certamente Filiberti si è mosso su un terreno pericoloso e "minato", ha scelto temi forti e "impopolari" se non addirittura "sgraditi" che cozzano con fragore contro i perbenismi ipocriti della nostra italianissima rispettabilità di facciata, ma lo ha fatto con una misura, un pudore, un approccio "poetico" davvero esemplari che non dovrebbero spaventare, ma coinvolgere ed emozionare. Anche qui, come in Brokebake Mountain (nessun confronto diretto fra le due opere, solo un parallelo di percorso, sia pure in dimensioni assolutamente diverse) la tematica "trasgrssiva" dell'omosessualità rappresenta solo un "meccanismo", un "pretesto" narrativo importante e indispensabile, ma che costituisce lo sfondo, l'ordito e non la trama, il presupposto per poter parlare di altro, e sono ancora una volta i sentimenti e i pregiudizi precostituiti, le chiusure ideologiche i temi dominati che segnano la storia e gli sviluppi di rapporti titubanti e irrisolti, di solitudini e di sofferenze esistenziali, di indisponibilità all'amore. Il corpo non si contamina, si "usa" quando serve e da piacere e si può utilizzare senza problemi o preoccupazioni anche con "arditezza estrema" perchè tutto passa, se l'anima non è compromessa: basta una doccia e ci si "pulisce", si rinasce integri, con una intatta "verginità interiore" incontaminata e adamantina, e questo rappresenta uno dei messaggi più forti e significativi trasmessi, che non lascia indifferenti, che aiuta a partecipare, nonostante che qui non ci siano storie significative di "passioni", ma solo faticosi percorsi alla ricerca di "fratellanza" e di "amicizia" troppo spesso smarriti, e viaggi impossibili alla ricerca di una "patgernità negata ed essenziale. Lo schema narrativo a incastro e in divenire, fra rimandi e richiami, è quello largamente collaudato a partire da "Quarto Potere" della ricostruzione a posteriori, dell'inchiesta conoscitiva per ridefinire una "storia e una vita", e riappropriarsi così delle implicazioni che ne derivano, degli "impatti" e delle conseguenze, ma non risulta un freddo tecnicismo abusato e scontato. Rappresenta al contrario l'indispensabile approccio narrativo per rendere emozionale e coinvolgente il contatto con la materia e i suoi contenuti: due fratelli da troppo tempo "lontani", "diversi" e complementari, che avvertono prepotente il desiderio di conoscersi e di "riconoscersi" e affrontano con coraggio questo pericoloso ma indispensabile percorso di riavvicinamento progressivo nonostante i rischi e le paure fra "rivelazioni", rifiuti e accettazioni reciproche. Federico, il timido, l'imploso, è l'epigono di una borghesia ottusa e tradizionalista che nel conformismo e nell'ipocrisia trova la sua linfa vitale e la ragione prima dell'esistenza, e nega per questo ogni altro diritto e palpitazione che non abbia la concretezza della ragione. Federico è discutibilmente "saggio" ma non "onesto" e si contrappone alla sfrontata, libera vitalità che non accetta schemi o limiti, di un fratello "diverso" in tutto, anche nell'approccio sessuale, così consapevole e "disponibile" da non sottostare a compromessi formali nemmeno con la propria natura e che ha per questo il coraggio di scelte controcorrente ed "estreme" che lo portano a "sfruttare" con intelligente lungimiranza anche le "qualità peculiari" che la natura gli ha donato. E il contatto improvviso a seguito della morte del padre che riavvicina le due galassie lontane, risveglia il rapporto, la voglia di riappropriarsi in qualche modo della conoscenza di scelte di vita differenti e distanti, il desiderio inconsapevole di voler guardare oltre le apparenze, senza falsi giudizi morali dettati dalle convenzioni e dagli usi. E sarà proprio Federico ad uscirne migliorato e arricchito, a "subire il contagio", a ritrovare gli stimoli per ridisegnare la sua esistenza riappropriandosi di priorità sopite e nascoste spesso dimenticate, e riprendere così le redini della propria vita, e che alla fine troverà addirittura "l'insolito coraggio" di restituire la "visibilità" dignitosa e onorabile a quel fratello disconosciuto e nascosto, spesso negato perchè scomodo e "impopolare" ma del quale, trattandosi di personaggio "pubblico" e "chiacchierato",risultava davvero impossibile pretendere di "disconoscerne" l'esistenza, anche se ormai remota e tragicamente conclusa. Non ci sono concessioni voyeristiche nella realizzazione di questa "biografia di un pornodivo gay": tutto è eroticamente soft, si gioca con i corpi, non con gli "attributi", anche nelle frequenti scene riprese dai set di servizi fotografici o di filmati hard. Non ci sono insomma azzardati "sbracamenti" verso quella compiaciuta esibizione di quei "24 cm. in erezione che diventano 26 se osservati dal basso" che rappresentano la qualità superlativa che ha reso famoso e riconoscibile il pornodivo, di cui spesso si parla, ma che vengono intravisti solo nella "forma" non nella "sostanza" - e questa è un'altra importante peculiarità che conferma la qualità superiore del taglio del sarto, della solidità della stoffa e della impeccabilità della confezione. Fittante azzarda confronti temerari e intriganti, ma non impossibili nè ingiusitificati, e cita Fassbinder... Sirk e Visconti: le tematiche di questi grandiosi "maestri" ci sono tutte sottotraccia, formalizzate con assoluta maestria e stile, ma in maniera assolutamene autonoma e personale. L'analisi del critico è oggettiva e puntuale e non può che trovarmi schierato dalla sua parte: la visione della pellicola, ha rappresentato per me una stimolate esperienza di "riavvicinamento" al cinema di quei "mostri sacri" tanto amati e venerati, spesso fraintesi o sottostimati: il film ha inoltre l'indiscutibile, raro pregio di essere realizzato con cura ineccepibile, qualità questa ormai molto rara in Italia, in ogni particolare e settore, a partire dalla recitazione così convincente e sfumata da emozionare e coinvolgere, che ci lascia stupefatti e attoniti,ormai abituati a subire il pressappochismo cagnesco di molte prove anche esaltate e premiate di nomi che vanno per la maggiore (qui non solo il protagonista è convincente e all'altezza, ma anche un insolito e imprevedibile Urbano Barberini per il quale prima di questo film non avrei scommesso un soldo bucato, o un delicato, crepuscolare Diberti, regista innamorato e paterno al quale è affidato uno dei momenti più struggenti della rivisitazione del "mito", o una Rosalinda Celentano, mai di maniera alle prese con un personaggio difficilissimo, lacerato e controcorrente, che si insinua come una stilettata che trafigge anima e cervello, senza dimenticare la professionalità stilizzata della Aloia alle prese con un personaggio antipatico e sopra le righe, qui al massimo delle sue qualità di estroversione espressiva, e le altrettanto mature prove della Acciai, della Blanc e di tutto l'altro folto stuolo di comprimari). Un importante debutto insomma che non ha avuto il suppporto di un adeguato riconoscimento per lo meno critico e qui sta la gravità oggettiva della situazione (è mancato il coraggio oppure è "il lupo cattivo" che fa ancora paura?). Purtropppo in questo caso, probabilmente nemmeno il tempo riuscirà a rendere giustizia... visto che il film continua a rimanere un oscuro oggetto misconosciuto ai più, una delle tante opere "dimenticate" e disperse nelle pieghe del sistema. La mia appassionata difesa d'ufficio, spero quindi che per lo meno stimoli in qualche modo la "voglia" di recupero anche in qualche altro attento utente del sito (sarebbe già un passo importante ma ci sono davvero speranze in questa direzione?).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta