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The Witness

Regia di David Dadunashvili vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su The Witness

di John_Nada1975
6 stelle

E' per una volta davvero incredibile e rispondente a come viene descritto dai non poi così pochi che lo hanno visto realmente, il boicottaggio e l'ostracismo rivolto nella "democratica ahahahaha e non in tempo di guerra(!?)" Italia verso questo film russo scritto da Sergej Volkov(non esattamente un signor nessuno nelle serie TV russe recenti), con tanto di editti di proscrizione e vera e propria censura, da parte di amministrazioni comunali bipartisan della "destra/sinistra" istituzionale.

Che tanto poi sul tema della guerra in Ucraina, sono quanto di più uniforme e indistinguibile, a bloccarne le proiezioni in sala pubblica, per la temibile accusa di questi tempi in quanto "film di propaganda filo-russa", ergo indissolubilmente"filo-putiniana"per ogni coraggioso propalatore di luogocomunismi.

Va dato atto alla nostra rivista che almeno conterrà quindi con questa mia, una delle poche recensioni italiane ed equilibrate dello stesso, senza passare neanche attraverso le faziosità di un'altra parte che vorrebbe essere di libero pensiero senza censura e contro-informazione, e invece poi nella maggior parte dei casi finendo per adottarne le medesime tecniche di manipolazione e necessariamente disinformazione onde far visualizzazioni e seguito irrinunciabile di questa epoca.

Più o meno alla stessa maniera della parte europeista-atlantista, che pretenderebbero di combattere come nei canali Telegram tipofra i pochi che indubbiamente ne hanno parlato, con poca però preparazione strettamente cinematografica. E sul cinema russo degli ultimi anni.

Eppure immediato per lo smaliziatissimo spettatore aduso a migliaia e migliaia di visioni ed esperienze filmiche, sorge alla fortunosa visione(doppiato in russo voce sovrastante su di una versione doppiata in inglese, purtroppo i sottototitoli italiani non riportano e puntualmente i numerosi dialoghi solamente in ucraino, che sono dalla versione originale, sott. in russo), il constatatare invece che di cotanta propaganda e "falsificazione" a priori messa all'indice,  dei fatti avvenuti il 24 febbraio 2022, e di tutto quello che di storicamente avvenuto e che lo ha provocato almeno nei 10 anni precedenti, non vi è traccia.

E' anzi un film piuttosto equilibrato e dalla buona tecnica, fotografia e ricostruzione ambientale della linea del fronte nei primi giorni di guerra a Karkhiv, che situa il mite e silenzioso protagonista Daniel Cohen(buona l'interpretazione tutta in sofferente sottrazione e ben poco ricatto retorico di Karen Badalov, scelto data una certa analogia nella trama, per la somiglianza ma più anziano, con Adrien Brody de "Il Pianista") , famoso violoncellista ebreo belga di caratura internazionale abituato a esprimersi soprattutto con la musica e quindi l'arte, che si trova bloccato e coinvolto in una spirale di odio e violenza, cieca ottusità, follia, opportunismi e mefreghismi vari congeniti di ogni guerra il giorno dell'"attacco russo"; cosi chiamato dalla sua stessa agente.

Di fattura e interpretazioni migliori(specie nella caratterizzazione dei cattivi paramilitari del battaglione Azov ammiratori con ritratti votivi annessi di Stephan Bandera, in particolare del bravo Alexander Diachenko, che interpreta sì il ricco magnate ucraino Dmitriy Panchak, inizialmente mecenate dell'arte e della cultura, in una notte trasformatosi nello psicopatico ma ben sfaccettato, fanatico e opportunista assieme, comandante del battaglione), che tanti demenziali film di propaganda continua e assillante sulle guerre americane, ma quelli vanno bene e lo sono realmente, nel loro imporre al mondo un punto di vista unico e coloniale, tipo il vecchio e assolutamente ridicolo "Air Force One", che purtroppo mi viene sempre in mente perché già/anche lì con russi golpisti cattivoni, ma i titoli sarebbero troppi, anche recenti. Film puerili da quanto sono infantili, mentre questo russo assolutamente non lo è, soprattutto nel buon finale sulla falsificazione e manipolazione totale delle notizie sulla guerra e strumentalizzazione delle popolazioni civile a fare da sfollati e carne da macello, le sue azioni da una parte sola sempre attribuite e narrate, da parte dei media e delle istituzioni della UE.

Lasciandoci persino con il dubbio se il protagonista riuscirà a raccontare la sua verità di testimone e protagonista in prima persona dei fatti narrati, o verrà  dalla TV e dal suo conduttore attraverso la propaganda della CNN e pari, o verrà anche lui minacciato, impaurito, subito silenziato e portato all'emarginazione del pazzo, del prezzolato del Cremlino, sminuito nel suo ruolo artistico, con l'identità del pericoloso criminale putiniano, mestatore delle verità a senso unico calateci dall'alto. Un finale di dubbio e pessimismo, che non smarca gli orrori della guerra da qualsiasi punto di vista ritratta, con il missile russo stesso ad uccidere la madre e il bambino divenuti amici del protagonista,  e ben poco consono a quelli che solitamente sono in genere con poche eccezioni, i trionfalismi buonisti della propaganda filo occidentale, e della retorica americana recente.

Ridicoli i pennivendoli che hanno sentito il dovere di attribuire un presunto fallimento al botteghino russo del film, che chiunque conosca il numero esorbitante di sale ancora presenti nella Federazione, e i tempi anche lunghi di uscita nelle varie repubbliche sa non corrispondere al vero, e il voto di 1,5 attribuito da Imdb che quantomai si vede che è americano come in questo caso, voto generale che nemmeno sarebbe acrivibile per un "Gods of Egypt" di Alex Proyas, e le poche recensioni di vero odio settario, magari scritte da qualche agente informatico del Pentagono.

Una sola recensione vera al film per quello che è e non quello che si vuole far passare, anche all'interno del suo genere narrativo e aderente di guerra,  che guarda caso dice all'incirca le stesse cose che dico io.

 

John Nada

 

 

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