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Divano di famiglia

Regia di Niclas Larsson vedi scheda film

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La recensione su Divano di famiglia

di Springwind
7 stelle

Un film strano, surreale, fra il teatro della minaccia pinteriano e la cinematografia ai margini dell'assurdo di Roy Andersson. Si potrebbe definirlo un anti-action movie, considerato che ruota tutto intorno a una vecchia signora che non si vuole alzare dal divano su cui si è seduta in uno strano negozio di mobili.

Un cast stellare per un film senza dubbio imperfetto, ma talmente strano, talmente surreale, da restarti dentro ben oltre la fine della proiezione. Difficile decifrare tutti i significati che la vicenda, assurda quant'altre mai, della madre che rifiuta di lasciare il divano su cui si è seduta in un negozio di mobili, potrebbe avere. Difficile, e abbastanza superfluo. Se da un lato verrebbe spontaneo far riferimento prima di tutto a Freud, al complesso di Edipo, ovviamente, ma anche, con una certa ironia, al divano dello piscanalista (anche se, nel corso della vicenda, sono piuttosto i figli a rivelare qualcosa di sè che non la madre, che resta impenetrabile nella sua caparbietà), dall'altro lato appare evidente il riferimento al teatro dell'assurdo: lo strano negozio di mobili ha molto in comune con le stanze di Pinter, su cui aleggia perennemente una minaccia sconosciuta e incomprensibile; la scena in cui esplode la violenza del figlio più giovane, esasperato dal comportamento materno, ricorda la scena del compleanno in Birthday Party (dove, del resto, come in questo film, a un certo punto viene a mancare la luce, lasciando i personaggi a brancolare nel buio più completo). Non va dimenticata, poi, l'origine svedese del regista: certe situazioni al limite (e oltre il limite) del banale, certi momenti in cui l'incredibile ha il sopravvento, ed è difficiile comprendere se ci si trova di fronte a una tragedia o a una farsa, sembrano rimandare a quel modo di guardare al mondo che ci ha fatto conoscere, per esempio, Roy Andersson. Bravi gli attori, a cominciare da Ewan McGregor che attraversa tutte le fasi di una depressione che dalla quasi apatia iniziale sfocia nella follia. Un po' scontata la trasformazione del divano nella nave della morte. Bello il finale, aperto ma non troppo, decisamente ambiguo, ma con una punta di speranza. 

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