Regia di Patricia Cardoso vedi scheda film
La diciottenne Ana, che vive con la famiglia messicana in un sobborgo di Los Angeles, sta per diplomarsi al liceo e sogna la Columbia University di New York. Ma la famiglia - soprattutto la madre - di antiche tradizioni la vorrebbe donna di lavoro e di casa senza tanti grilli per la testa. Ma Ana è ostinata e con la complicità del suo professore riuscirà nell’intento. L’assunto della graziosa e garbata pellicola della regista colombiana (ma da quattordici anni vive negli States) Patricia Cardoso, è volutamente esile. Ciò che conta, in questa commedia d’emancipazione, sono i caratteri, gli ambienti, le abbondanti adiposità bellamente mostrate (ma non per maschi arrapati, bensì per orgoglioso vanto tutto femminista), il ritmo lento di una quotidianità che si scontra tutti i giorni con il vorace dinamismo nordamericano (qui rappresentato da una rampante dirigente di banca), e il rapporto conflittuale tra Ana e sua madre, donna d’altri tempi che si autoconvince di essere incinta pur di non accettare la menopausa. Ciò che lascia perplessi, insomma, non sono i risultati finali, ma la furbastra operazione di marketing (titolo + trailer) che non coincide esattamente con ciò che si vede. Un peccatuccio amorevolmente riscattato dall’aria che si respira e dal sorriso, enorme come le sue tette, di America Ferrera.
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