Trama
1988. Platon Makowski e quattro amici, giovani e brillanti universitari, lasciano gli studi per buttarsi nel mondo del business post sovietico. Approfittando dell'instabilità del nuovo sistema economico, Platon architetta mille intrallazzi finanziari, spesso al limite della legalità, per scavalcare l'opposizione del potere. In breve tempo accumula un'immensa fortuna e per ottenere sempre più soldi e potere non esita a sacrificare né i suoi vecchi ideali né i suoi amici più cari. Arriva talmente in alto che qualcuno tenta di ucciderlo. Un'inchiesta viene aperta per scovare l'autore dell'attentato.
Note
Attraverso una serie di sfasamenti temporali e una struttura "investigativa" a ritroso, il regista russo Pavel Lungin (che chissà perché tutti chiamano Lounguine, alla francese) segue con occhio radicale gli ultimi quindici anni di storia della Russia. E nonostante sia (già) morto, il punto di vista è proprio quello del tycoon Platon, un uomo che ha venduto se stesso al sistema corrotto e mafioso del neo-capitalismo. Non le manda a dire, il cineasta, e si capisce bene quali siano i suoi bersagli. Molto interessante anche la scelta del gangster-movie come formula di per sé interpretativa della realtà. Il limite di Pavel è semmai quello di essere troppo coinvolto, di non avere il cinismo e il distacco del narratore "all'americana" che alla nobiltà delle motivazioni e dei messaggi antepone comunque "la leggerezza" del genere. Da tenere d'occhio Vladimir Mashkov (Platon), già protagonista di Decisione rapida di Sergej Bodrov.
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