Regia di Raja Amari vedi scheda film
Finalmente un film africano poco “africano”, che si beffa del cinefolklorismo che tanto piace agli occidentali infagottati nei sensi di colpa. Attraverso la storia di Lilia - una vedova che vive con la figlia, guarda troppa Tv e troppo poco dalla finestra - l’esordiente Raja Amari (una trentaduenne con la faccia da ragazzina) muove la sua cinepresa in una Tunisi rara e pressoché inedita, dove gli spostamenti dallo spartano appartamento della protagonista al cabaret Satin Rouge, provocano corti circuiti fatali, scatenando emancipazioni e nuove identificazioni. Lilia, seguendo le tracce dell’uomo che pare avere una relazione con sua figlia, scopre mondi nuovi e soprattutto i suoi reali bisogni, la sua vera natura, che la pretende bella, con i capelli sciolti, sorprendente ballerina di danza del ventre e amante in debito d’amore e di sesso. Un vero e proprio ribaltamento, che non a caso ha fatto inorridire i “benpensanti” tunisini (compresi i critici, che hanno massacrato il film), ma che fortunatamente gira per il mondo da oltre un anno, da quando cioè divenne un caso al Forum della Berlinale 2002 via via fino al sacrosanto e puntuale primo premio al Festival di Torino dello scorso novembre. Chi è in cerca di nuovi sguardi, stacchi il biglietto ed entri al Satin Rouge.
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