Regia di Raja Amari vedi scheda film
Ci sono film capaci di ammaliare per la luce notturna di una strada bagnata della Tunisi odierna; per i colori chiassosi di un mercatino; per i visi irregolari di danzatrici di cabaret promiscui; per i gesti ripetuti di una quotidianità triste; per il colore pallido celeste di pareti scrostate e per i suoni e rumori di rapporti d’amore clandestini… piuttosto che conquistare per la storia che si vuole raccontare. “Satin Rouge” della regista tunisina Raja Amari (Premio Miglior Film Al Torino Film Festival 2002) dietro infatti la vicenda di Lilia, storia delle tante donne “perbene” e dai desideri repressi della nostra società (e protagoniste di tanto cinema al femminile) , capaci di ribellarsi alle rigide convenzioni sociali e così finalmente affermare la propria libertà, nasconde il più intrigante e coinvolgente racconto (intriso di colori, impercettibili ma deflagranti emozioni e movimenti sospesi di una macchina da presa invisibilmente presente) della metamorfosi di una donna (il corpo nervoso ed il viso indurito di Hiam Abbas) capace di sfidare coraggiosamente anche il perverso scorrere del tempo. Così l’intreccio passionale (degno di una sottotrama del pur navigato Beautiful) che vede Lilia andare a letto con il fidanzato della giovane figlia Salma diventa il più “diretto” pretesto tramite il quale raccontare il felice, sofferto ed inesorabile cambiamento di una coscienza femminile, eterno simbolo e testimone di un’umanità che ha ancora la forza e desiderio di cambiare il mondo.
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