Regia di Sébastien Lifshitz vedi scheda film
Troppo costruito, strutturato e compatto. Lifshitz vorrebbe farci scivolare nel disagio stranito e nomade di Djamel e invece finisce per bloccare il racconto in un malessere impietrito e statico. L'inquieta imprevedibilità iniziale viene presto imprigionata da un copione ingenuamente sociopsicanalitico che la funzionalizza brutalmente, riducendola a parabola. Lifshitz, qui ancora impacciato da una pesantezza di tocco, farà meglio nel successivo ed ellittico "Presque rien".
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