Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
Özpetek non rientra tra le mie simpatie cinematografiche: mi sembra onesto ammetterlo subito, prima di commentare il suo lavoro. Il suo esordio (Hamam - Il bagno turco, 1997) non mi è dispiaciuto, ma nessuno degli altri film diretti dal regista di Istanbul che ho visto mi ha convinto pienamente. Questo discorso vale anche per La finestra di fronte, che pure ha dei meriti. Il primo dei difetti è una eccessiva programmaticità, che si svela in alcuni incastri narrativi a mio parere poco fluidi. Troppe coincidenze, troppi particolari che non convincono completamente: a me, per esempio, è rimasto il dubbio su come abbia potuto Davide salvare altri ebrei del ghetto e finire lui stesso in campo di concentramento. Il personaggio di Raoul Bova è talmente scolorito da annullare il fascino dell'interprete. In più, la recitazione di Giovanna Mezzogiorno, come spesso accade, è tutta sottovoce, anche quando il copione non sembrerebbe richiederlo. Anche la colonna sonora, pur contenendo buoni pezzi della nostra tradizione canora (ad esempio Ma che freddo fa di Nada) non mi sembra sempre appropriata ed appare piuttosto tesa a provocare nello spettatore un effetto di riconoscimento della melodia conosciuta.
Peccato, perché alcune notazioni sulle angosce urbane vecchie e nuove sono giuste ed acute. L'insoddisfazione della vita borghese, la paura di perdere il benessere che la nostra società ci ha portato, gli antichi traumi che percorrono come sottotraccia la nostra epoca, l'incapacità dei giovani di fare scelte coraggiose sono argomenti interessanti ma secondo me non bene sviluppati da Özpetek.
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