Regia di Phillip Noyce vedi scheda film
L’universo letterario di Graham Greene ha strutture, cadenze, voci narranti, sfaccettature dei personaggi, ”profondità” degli ambienti e dei paesaggi da intimidire qualunque sceneggiatore metta mano ad un adattamento per il cinema. Gli esiti della nuova scrittura lasciano, come nel caso di The Quiet American, diretto da Phillip Noyce, un senso di insoddisfazione e di incompiutezza, soprattutto perché i temi e i risvolti dell’intreccio non sono sviscerati e stentano a configurarsi come i veri punti focali dell’azione. Nella Saigon dei primi anni ’50, Thomas Fowler, un giornalista inglese, annoiato e afflosciato dagli usi e costumi del lontano Oriente scrive pochissimo per il suo quotidiano, si siede puntuale al bar nella piazza principale, inquadrata come una quinta teatrale, e si occupa soprattutto della sua giovane amante vietnamita (Hai Yen). L’arrivo di Alden Pyle un ”americano”, un idealista, dall’aria apparentemente innocua rende più spericolate le geometrie amorose e quella internazionale. Intanto nel Vietnam del Nord si combatte per l’indipendenza dalla Francia e gli Stati Uniti si preparano a difendere, laggiù, il mondo dall’avanzata dei comunisti. Il copione e la regia non valorizzano la forza emotiva e politica della storia né le radici nodose dell’apocalypse. Michale Caine nel ruolo del corrispondente non aggiunge molto alla sua galleria di personaggi, mentre Brendan Fraser esibisce, con perizia, la facciona molle dell’uomo tranquillo.
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