Regia di P.J. Hogan vedi scheda film
Non gli saremo mai grati abbastanza per l’averci fatto scoprire nella sua insuperabile commedia d’esordio Le nozze di Muriel un’attrice del valore, intensità e capacità camaleontiche come Toni Colette (il suo "piccolo" ruolo nel recente The Hours vale da solo la visione del film più delle tanto strombazzate "stars" da cartellone!). Da allora il regista australiano P.J. Hogan vive di rendita (considerando anche il successo commerciale della modesta commedia romantica Il matrimonio del mio Miglior Amico con Julia Roberts e Rupert Everett) così dovendo attendere una sua nuova opera per sperare di ritrovare la freschezza ed originalità del suo esordio cinematografico apprezzato e premiatissimo in tutto il mondo. Anche perché nel frattempo ha sfornato una delle commedie più strambe, insensate e con un cast così male assortito che si siano viste recentemente sul grande schermo: Insieme per caso con Kathy Bates (continuiamo a ricordarcela grandiosa nel recente A proposito di Schmidt), Rupert Everett (oramai ogni ruolo d’omosessuale inglese è suo!), la "nana" Meredith Eaton (sue alcune delle battute più divertenti del film), Jonathan Price (come è possibile con un solo ruolo rischiare di screditare anni di prestigiosa carriera cinematografica e teatrale!) ed un inutile cammeo di Julie Andrews che inevitabilmente si limita a cantare! Storia assurda e demenziale (tra i produttori lo zampino di Jerry L’aereo più pazzo del mondo Zucker) della casalinga repressa Grace, lasciata dal marito e fan sfegatata del cantante Victor Fox, idolo delle donne di mezz’età di tutto il mondo (ma in realtà omosessuale!) , Insieme per caso vorrebbe raccontare dell’importanza di avere il coraggio di seguire le proprie idee, di non lasciare che altre persone possano intimidirci , dell’Amore Incondizionato che tutti sogniamo ma alla fine non riesce ad amalgamare i diversi toni e temi della commedia impasticciandosi in un intreccio poco plausibile ed irrisolto. Per non sottolineare della vacuità e ridicolaggine della parte finale "virata" in thriller (Grace insieme a Dick Simpson, compagno di lunga data di Victor, si improvvisano detective per scoprire l’assassino che ha fatto fuori il loro amato "idolo") che conferma lo sbandamento di una regia e di una sceneggiatura senza regole che invece di restituirci (com’era nell’intenzione degli autori) il "senso magico, bizzarro ed insolito" di una storia di "redenzione" ci lascia freddi ed annoiati.
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