Regia di Luca Manfredi vedi scheda film
Una buona pellicola con cui Luca Manfredi, dopo l'ottimo ritratto del padre ne "In arte Nino" e il meno convincente (ma comunque interessante) "Permette? Alberto Sordi", ci mostra gli esordi artistici, le amicizie ed i rapporti familiari di un attore destinato a cambiare il panorama della comicità italiana
Paolo Villaggio è stato indubbiamente un personaggio su cui un racconto biografico era in qualche modo doveroso, e non solo per il fatto di averci regalato personaggi ormai eterni come Fantozzi o Fracchia, ma anche per un certo modo di fare comicità che scardinava le consuetudini fino ad allora in vigore, dando poi il là ad una schiera di infiniti seguaci. Ed a maggior ragione era doveroso raccontarne gli inizi, come fa questo buon film di Luca Manfredi che si approccia al periodo del giovane Villaggio, dei suoi esordi in piccoli cabaret, dell'amicizia con un giovanissimo Fabrizio De Andrè (con interessanti risvolti anche sulla genesi di alcune delle sue più celebri canzoni), della "scoperta" delle sue potenzialità da parte di un Maurizio Costanzo nelle vesti di giovane talent scout alla direzione di un piccolo teatro romano. Ma poi anche la narrazione del difficile rapporto con i genitori, l'amore per la giovane Maura che sarà compagna di una vita, le prime esperienze lavorative alle dipendenze del rag. Fantocci (interpretato da un poliedrico Enrico Bertolino) che tanto sarà di ispirazione per il suo più celebre personaggio. Un film a tutto tondo, ben interpretato e ben diretto, indubbiamente interessante anche per capire la Genova di quegli anni che sarà una fucina di creatività artistica in più campi.
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