Regia di King Vidor vedi scheda film
Tecnicamente sontuoso, con alcune riprese la cui fotografia ha fatto scuola praticamente fino ad oggi (i cieli rossi con le figure in controluce anticipano addirittura Kurosawa e Coppola), Duello al sole ha la struttura di un melodramma a tinte forti, nel quale l’ambientazione western sembra quasi un dato accidentale. Le scene più caricate sfiorano il ridicolo, come nel colloquio drammatico tra Barrymore e la Gish, sul letto di morte di quest’ultima. A parer mio, Duello al sole, più che come pietra miliare del genere western, resta nella storia come tappa fondamentale dell’evoluzione di Hollywood, per la presenza ingombrante del produttore (qui anche sceneggiatore David O. Selznick), che impose anche la propria compagna Jennifer Jones come protagonista.
Vale la pena vederlo nella parte del cattivo.
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Una bella recensione, che segnala anche quegli aspetti tecnici e storici che hanno reso importante il film... e che giustificano le tre stelle, perché al film in sé, come riuscita artistica, forse ne avrei date solo due... Quanto alla Jones, merita confrontare le sue interpretazioni (anche in Ruby, fiore selvaggio) con quelle della Davis (per esempio nel successivo Peccato, sempre di Vidor), cui è stata spesso contrapposta: la Davis esagera i difetti del personaggio fino a trasformare la caricatura in tragedia, la Jones esagera quello che dovrebbe essere il suo fascino erotico e passionale fino a renderlo ridicolo.
Non conosco bene la Jones in tutta la sua carriera, ma penso che Bette Davis fosse di categoria superiore. A me resterà per sempre in mente la sua espressione di impassibilità di "Piccole volpi", quando il marito è colto da infarto e chiede il suo aiuto.
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