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Duello al sole

Regia di King Vidor vedi scheda film

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La recensione su Duello al sole

di scapigliato
8 stelle

Una fotografia e un colore leggendari. Una modulazione narrativa d'antologia. Personaggi entrati nel Mito. Attori in stato di grazia. L'archetipo del western pieno di luci e ombre, tanto lontano dal duro West di John Ford di "Sfida Infernale" dell'anno prima, quanto entrambi irrimediabilmente uniti nella loro funzione di elevare un genere al Genere per eccellenza. Il teatro di tutte le passioni umane apostrofato da Michael Mann trova in "Duello al Sole" il capostipide seminale.
Le luci e i colori del film equivalgono al paesaggio torrido e inospitale con cui si devono leggere gli Spaghetti-Western e i film di Peckinpah e di Eastwood. Servono infatti per amplificare la carica sia delle tensioni erotiche che dei caratteri dei personaggi straordinariamente partoriti in sceneggiatura. Senza la mano e la volontà di Selznick che ha unito la produzione là dove i troppi registi passati nel film la stavano sfibrando, il film sarebbe probabilmente inciampato più di una volta. E non è detto che non lo faccia. Infatti si può notare una certa discontinuità nella narrazione e nell'accostamento della modulazione dei topoi. Tutta la prima parte, compreso l'incipit notturno del tradimento adultero, è giocata benissimo sotto il sotte del Texas con galoppate ben girate e dialoghi ben piantati. Poi si passa al tono più melodrammatico di King Vidor che non è male, ma che allontana il tono iniziale del film dal registro asciutto e spietato della prima parte, per spingerlo verso quello biblico con cui si toccano corde intimiste inusuali per un film di vaqueros. Sul finale si riprende. Dopo la bella cavalcata montata in parallelo con l'arrivo del treno, a simboleggiare due civiltà che s'incontrano e scontrano, il film si riprende decine di minuti più avanti. Il personaggio di Gregory Peck, straordinaria carogna, uccide il futuro marito dell'amata Perla, ovvero una Jennifer Jones insidacabilmente erotica. Poi prosegue ferendo quasi a morte il di lui fratello Joseph Cotten. Scappa e aspetta l'amata per fuggire insieme. Peccato che lei abbia inizialmente progetti diversi. In un finale ormai leggendario, concrezione di un immaginario già presente e vivo nell'uomo fin dalla sua nascita tanto da chiedersi se è nato prima il cinema o il finale di "Duello al Sole", un po' come l'uovo e la gallina, amata e amante si affrontano in un audace duello/amplesso che smaschera un tabù tra i più duri ancora oggi a morire. Ovvero che amarsi è un po' come odiarsi, e che il sesso ha sostituito il piacere della violenza e del cannibalismo primitivo. Dopo "Sfida Infernale", il capolavoro duro di John Ford, arriva "Duello al Sole", il capolavoro del western come svisceramento delle pulsioni più intime. Le due facce della stessa medaglia.

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