Regia di Juan Carlos Fresnadillo vedi scheda film
Un giro di scommesse clandestine: in palio, di tutto, dalla casa agli affetti, anche l’anima. Un casinò nel deserto, dove vive Sam (Max Von Sydow), ebreo sopravvissuto ai campi di sterminio, deux ex machina delle puntate e degli affari, ultimo tassello con cui ci si deve confrontare (con la roulette russa), se si vuole vincere definitivamente. Ma Sam non ha mai perso. Un thriller metafisico di enorme successo in patria, non perfetto e un po’ fumoso, che non riesce del tutto a fuggire quella patina opaca di molto cinema spagnolo di genere, vicino a un telefilm. Ma è abbastanza originale, e il senso di morte e solitudine che striscia costante riesce a coinvolgere e a definire un’umanità sul baratro. Azzeccatissimo e stimolante il personaggio di Von Sydow: un uomo inquieto e privilegiato, scampato all’orrore della guerra ma destinato a vivere in mezzo ad altri orrori, con la morte seduta sempre accanto a sé. L’apocalisse, fuggita in passato, è ora a portata di mano, e la vittoria, finora ininterrotta “nonostante se stessi”, ha ormai preso il sapore amaro della sconfitta. Una sequenza da mandare a memoria, la corsa nel bosco, bendati: vince chi non si sfracella contro gli alberi.
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