Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
La vendetta: più furente è, più soddisfazione dona. Questa è la morale di un film decisamente atipico, ma da Tarantino non ci si può aspettare che qualcosa di originale e bizzarro. Le due particolarità più evidenti stanno nel dividere il film in due episodi (come un cartone animato o una fiction tv) ed ovviamente nel miscuglio di generi che caratterizza la sceneggiatura e la regia tarantiniana. Una donna è la protagonista (ed Uma Thurman è straordinaria) e certamente non per caso, per di più una donna incinta cui cambia irreparabilmente la vita nel giorno del suo matrimonio. Ma non diverrà nè moglie, nè madre: soltanto una macchina da sangue. E di sbudellamenti ovviamente non si fa parsimonia alcuna; in una scena la Sposa arriva a massacrare da sola 88 rivali-samurai (e qui il colore diventa bianco e nero, probabile omaggio a Psyco di Hitchcock, che dichiarò di girare in bianco e nero per l'eccessiva violenza estetica del sangue). Gli omaggi, le citazioni, i riferimenti sono anch'essi compresi nel prezzo; mettersi a sviscerarli tutti è materia da telequiz. Peccato per la scelta di dividerlo in due puntate, ma rimane comunque un film di culto istantaneo, da subito entrato fra i classici nell'immaginario cinematografico grazie alla rara forza espressiva di cui Tarantino è capace. E qui il regista è davvero in stato di grazia.
Una sposa è l'unica sopravvissuta al massacro, da parte di una gang di assassini, nel giorno del suo matrimonio. Dopo quattro anni di coma si risveglia e compie la sua minuziosa, tremenda vendetta uccidendo uno ad uno i killer. In questo film ammazza solo i primi 2, rimandando alla visione del secondo episodio.
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