Regia di Sergiu Nicolaescu vedi scheda film
Forse il film più riuscito in assoluto di Sergiu Nicolaescu sia sotto il profilo della forma che del contenuto, anche dal punto di vista del pamphlet storico nel periodo del dopo prima guerra mondiale in Romania, fu giustamente candidato agli Oscar 1977, come Migliore Film Straniero in rappresentanza del suo Paese.
Interpretazione da manuale del grande Amza Pellea nella parte del protagonista Manolache, che vorrebbe solo una vita tranquilla e una famiglia fattasi nuovamente dopo la sua uscita dal carcere, e sul capo del quale sulla scorta anche del pregiudizio, pioveranno invece sventure e disgrazie di ogni tipo.
Ma non del fato quanto originate dalla cattiveria e ottusità degli uomini, per primo un magistrato legato a filo doppio ai carrierismi all'interno del marcio regime monarchico.
Non mancano pagine di vero grande cinema, come quella del procuratore onesto interpretato dallo stesso Nicolaescu, che non credendo alla artefatta nuova colpevolezza di Manolache, cerca di raggiungerlo dove si nasconde alla cattura della manovrata gendarmeria del giudice corrotto, sulla montagna innevata durante la tormenta di neve, perendo.
Il successivo attacco di un branco di lupi nel loro territorio di caccia, ai biechi sgherri di scorta della gendarmeria, fino a sbranarli, è compiuto nel vero scenario di una foresta con metri di neve e sotto una reale forte nevicata, oltretutto i lupi sembrano veri lupi, per una sequenza con pochi uguali nel cinema americano di effetti speciali finti, compreso, non solo per la stessa epoca.
Per non parlare del visionario prefinale del parto in chiesa dinnanzi alle icone della madre del Cristo, e nel magistrale finale, all'insegna di una stoica espiazione e impossibile pace o redenzione, all'insegna di una via crucis personale con tanto di grossa croce portata in spalla nelle varie stagioni, fino al santuario dedicato alla moglie, in cima alla collina innevata. Strano per un film realizzato dal ministero socialista della cultura e della radiotelevisione.
Ma non troppo se si pensa alle comunque forti radici religiose ortodosse del Paese, che anche in epoca di regime socialista di Ceausescu, egli non cercò mai di troppo contrastare. Almeno fino ai discussi e oscuri ultimi mesi del 1989.
Pur bello il manifesto e la locandina italiani conoscendo di cosa tratta veramente e come la pellicola, sono assolutamente ridicoli. Richiamando a donne nude dal titolo femminile che non è nemmeno un nome, per attirare il pubblico maschile delle sale dell'epoca, e ad un filone erotico d'essai debitore del successo di "Vizi private, pubbliche virtù" di Miklos Jançso, del quale il film di Nicolaescu non fa parte, e non c'entra nulla. Essendo fondamentalmente d'amore forte e della verità di cui sono fatte le storie ben scritte e concepite, tra un uomo e una donna fatti l'uno per l'altra senza confini nè pregiudizi, e in cui il sesso da pubblico di soli uomini dell'Italnoleggio dell'epoca, c'entra ben poco o nulla.
John Nada
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