Regia di Gore Verbinski vedi scheda film
Dal romanzo Ringu di Koji Suzuki è liberamente tratto questo horror da più fronti osannato, magari ingiustamente, benché un fondo di legittimità possa comunque esservi riconosciuto e condiviso. Non è mia intenzione negarne i pregi, sia chiaro, dato che conferma di avere un numero inferiore di cadute di stile rispetto alla media dei suoi simili, però l'ottimo a mio avviso rimane ancora lontano.
La storia è intrigante. Nonostante la spiegazione debba necessariamente ricorrere e sfociare nel paranormale, è stimolante constatare come la costruzione tenti fino all'ultimo di avallare la cerca di ipotesi più realistiche. Ci si sente così da un lato partecipi all'indagine che rasenta quasi il thriller e dall'altro affascinati dalla dimensione extrasensoriale, con i fenomeni occulti che per gradi prenderanno il sopravvento. A onor del vero, bisogna che io ammetta di non essermi mai trovato particolarmente suggestionato o impressionato. Tuttavia, si sa, la paura è una di quelle sensazioni in assoluto più soggettive e basare un giudizio su di essa credo sarebbe alquanto deleterio.
Abbastanza convenzionali sono in generale i personaggi. Qualche ridicolo cliché di troppo sfortunatamente permane, soprattutto nelle situazioni classiche, ma almeno per il resto sembrano comportarsi in una maniera più razionale. Fra gli interpreti svetta e si distingue la protagonista Naomi Watts (Rachel Keller), senza il notevole contributo della quale difficilmente sarei stato così generoso nel mio voto.
Gli effetti speciali si mantengono di livello accettabile pure a distanza di anni e la colonna sonora compie il suo lavoro senza sbavature, anzi. Tecnicamente è dunque apprezzabile. Lo è meno, invece, il finale, che a mio parere è deludente. Questa è la ragione principale per la quale non avverto alcuna attrattiva verso il suo seguito, The Ring 2 (2005), che è oltretutto unanimemente considerato peggiore. Per quanto mi riguarda, esso può restare dov'è.
Sembrava l'ennesima leggenda metropolitana: la proiezione di una videocassetta che contiene immagini da incubo causa la morte in sette giorni di chiunque la osservi. Quando quattro adolescenti muoiono in circostanze misteriose, esattamente una settimana dopo averla visionata, la giornalista Rachel Keller riesce a trovarla e la guarda. Adesso la leggenda si sta trasformando in realtà, l'orologio inizia a scandire le ore e Rachel ha solo sette giorni per svelare il mistero.
Ottime atmosfere, una volta tanto costituite non solo da picchi acustici o da sonorità inquietanti, come invece si riscontra di solito nei prodotti più scadenti di questo genere. Del resto Hans Zimmer non è affatto l'ultimo arrivato.
Il finale, le situazioni stereotipo e qualche attore.
Credo non potesse avere esordio migliore in un genere che erroneamente gli reputavo estraneo.
Rachel Keller. Regge il film sulle sue spalle e trae il meglio dal personaggio.
Noah Clay, il bello di turno e nulla più.
Aidan Keller, solito bambino ambiguo.
Richard Morgan, ruolo piccolo ma significativo.
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