Regia di Andrzej Sekula vedi scheda film
Ok, forse non aveva bisogno di un sequel l'atipico film di Vincenzo Natali del 97 (ma quale film ne ha?), però questo Hypercube qualche pregio ce l'ha... intanto, l'essere circoscritti ad un set tanto claustrofobico quanto ignoto ci proietta in uno di quei rari territori dove "tutto è possibile", una sorta di puntata di "Ai Confini Della Realtà" dilatata ed illuminata da una luce asettica e abbagliante come quella che domina all'interno dell'ipercubo. Lo spettatore non ha mai la più pallida idea di cosa ci sarà nella cubica stanza successiva: in tante prevedibili produzioni e canovacci hollywoodiani e non, questo è sicuramente un pregio. I personaggi non sono progetatti per riscuotere la simpatia di nessuno: ma anche questo, secondo me, è un pregio. Sappiamo bene come fanno presto sceneggiatori e registi rufiani a pilotare le nostre simpatie con strizzatine d'occhi e battutine. Qui è come guardare dentro un mostruoso esperimento scientifico: tutti vogliono solo uscire da lì, non c'è spazio per altri pensieri. Anche capire diventa impossibile. Terzo, in alcuni punti il film riesce ancora a farci rabbrividire d'orrore (una scena, tra tutte: quella della "possibile realtà" dove i protagonisti sono morti da decenni, ridotti a mummie rinsecchite), e, per ultimo, l'assenza del solito lieto fine. Ma la sequenza iniziale, quella coi corpi cellophanati ripresi dall'alto che scorrono sotto la cinepresa trasportati verso l'ignoto, è una delle più pregevoli dal punto di vista stlistico.
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