Regia di Curtis Hanson vedi scheda film
Dramma musicale duro e cupo in cui Eminem, il primo rapper bianco di maggior successo negli USA, si cala nella parte, quasi autobiografica, di un problematico ragazzo di periferia in cerca di riscatto attraverso il linguaggio delle rime.
Nel suo difficile cammino deve scontrarsi con le bande dei neri che detengono il monopolio dei locali e con la disastrosa condizione familiare ed economica che gli impedisce di abbandonare la propria casa.
Non è un film biografico, quello di Curtis Hanson, tanto meno una storia edificante o formativa in senso stretto: la sceneggiatura non risparmia infatti di mostrare il lato più violento e borderline che si cela dietro la nascita dei fenomeni musicali in grado di scalare le classifiche, raccontanto proprio vicissitudini di gente ai margini della società con una propria cultura che si riflette negli slang inseriti nella musica.
Il rap è rappresentato come uno stile di vita proprio degli emarginati, di coloro che lottano tutti i giorni contro la miseria e lo utilizzano come un mezzo per esorcizzare l'insoddisfazione e i problemi, è uno sfogo che nasce spontaneo, in qualsiasi momento. Basta seguire le sfide ad eliminazione che si tengono nell'affollato scantinato/pub in cui a vincere su decreto del pubblico è chi riesce ad improvvisare le peggiori e più fantasiose sfilze di insulti contro l'avversario di turno.
L'interpretazione di Eminem è evidentemente partecipe e sentita, accanto a lui una umorale Kim Basinger nei panni della madre alcolizzata preda delle proprie debolezze e dei propri sbagli, e una tossica e sensuale Brittany Murphy, che impersona un'aspirante starlette.
La visione è strettamente consigliata ai cultori del protagonista e di questo genere musicale.
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