Regia di Ugo Tognazzi vedi scheda film
Ugo Tognazzi fu tra i primi divi del nostro cinema a prender posto anche dietro la macchina da presa. Non ha girato molte pellicole, per certi versi è stato il più "introverso" rispetto agli altri "colonnelli" della commedia all'italiana Gassman, Sordi, Manfredi ( a titolo personale, probabilmente il migliore da regista, con pochi ma intensi film all'attivo). Esordì con questo film brillante in cui lo si vede impiegatuccio innamorato della collega sbagliata, che vorrebbe fare il salto di qualità e al contempo prende a frequentare una ragazza che gli riserverà una poco piacevole sorpresa, anche se noi spettatori sappiamo da subito come stanno le cose: gli toccherà accompagnarsi ad una piacente vedova che è il classico "buon partito", ma gli resterà un ultimo sussulto d'orgoglio che sfocia in una stizza devastante. Il film, che si apre con un cameo del sodale Raimondo Vianello, non è peggio di tante commediole non memorabili del periodo a cavallo tra i Cinquanta ed i Sessanta: Tognazzi, semmai, sbaglia registro e abbozza un personaggio che pare spesso fare il verso a Jerry Lewis, ma non è proprio il registro dell'attore cremonese. Il meglio, come spesso accadeva in queste pellicole, è dovuto ai caratteristi, primo di tutti quel Mario Carotenuto di cui, nel mondo di Cinecittà si mormorava che se fosse nato in America avrebbe fatto ben altra carriera.
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