Regia di Ugo Tognazzi vedi scheda film
Tognazzi esordisce alla regia con un sottoprodotto del suo genere prediletto, che si inserisce come titolo minore nel filone che lo ha reso celebre. La storia è poca cosa, una commediola basata sugli equivoci che lascia il tempo che trova; Tognazzi ci sguazza e approfitta di buone spalle che non segnano particolarmente lo schermo, ma fanno il loro legittimo dovere (a parte Mario Carotenuto, sempre una spanna sopra il caratterista semplice e purtroppo sempre impiegato una spanna sotto il protagonista). C'è anche un cameo dell'amico Vianello in apertura. Gradevole la colonna sonora jazzata; il finale vorrebbe essere 'ribelle' ed anticonformista, ma ottiene l'effetto completamente opposto, sminuendo la figura femminile con un'esplicita dichiarazione di inferiorità nel rapporto con il maschio (in un film dove non mancano le prostitute e le figure femminili di dubbia moralità, l'uomo sottomesso alla donna deve vergognarsi per la sua inaccettabile situazione). Mezzo passo falso, ma la commedia, quel poco che deve fare, lo fa; Tognazzi regista si rifarà in seguito alla grande.
L'impiegato di una ditta farmaceutica viene scambiato, per una serie di coincidenze, per il protettore di una prostituta, e quindi licenziato. L'equivoco sarà chiarito, ma lui mollerà tutto lo stesso, compresa la vedova che nel frattempo lo corteggia spietatamente.
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