Regia di Yasujiro Ozu vedi scheda film
Ho appena scritto (a proposito del precedente Sono stato bocciato ma…) che l'unica soluzione proposta da Ozu (ma senza enfasi retorica) alla difficoltà della vita è la dedizione ad altri, che peraltro doveva ancora arrivare, ed ecco che la ritroviamo subito in questo film, in cui non solo Shuji rapina un ufficio per far curare il bimbo, ma poi tutti, compreso il poliziotto che l'ha trovato, restano a vegliare tutta la notte in attesa che il bimbo superi la crisi. Come spesso, Ozu attenua la commozione insita nella vicenda (o forse genialmente la rende più palpabile) col ricorso a scenette comiche, a volte degne di Chaplin o di Clair: qui è la pistola che cambia di mano mentre man mano chi la tiene per minacciare l'altro si distrae o si addormenta; alla fine il poliziotto finge di addormentarsi per lasciar fuggire il ladro e questo finge di fuggire ma lo aspetta fuori della porta per farsi arrestare e pagare il suo debito, secondo un finale che sarà ripetuto in altri film e che fa parte della lezione morale di Ozu.
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