Espandi menu
cerca
Il seme del fico sacro

Regia di Mohammad Rasoulof vedi scheda film

Recensioni

L'autore

diomede917

diomede917

Iscritto dal 20 agosto 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 10
  • Post -
  • Recensioni 555
  • Playlist 1
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Il seme del fico sacro

di diomede917
9 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: IL SEME DEL FICO SACRO

La frase iniziale che apre il film e che ci spiega che cosa sia il “Fico Sacro” (ossia una pianta che si diffonde stritolando gli alberi che si trova intorno) mette in evidenzia l’opera di denuncia del regista Mohammad Rasoulof che ha girato in clandestinità questo autentico capolavoro proprio per non farsi stritolare dal regime iraniano che lo ha condannato a 8 anni di carcere per la sua “Libertà di pensiero”, frustato e confiscato tutti i suoi beni (ma vedendo il film non hanno preso la sua dignità) e che sempre da clandestino è scappato dall’Iran per presentare il film in tempo per l’ultimo giorno fattibile al Festival di Cannes.

E non a caso Il Seme del Fico Sacro è candidato all’Oscar non difendendo la bandiera iraniana ma come rappresentante della Germania.

Mohammad Rasoulof dirige il suo film come un thriller teso che mette alla luce le contraddizioni, le paranoie e la violenza del regime teocratico.

Il film vede protagonista Iman, un amorevole (all’apparenza) marito e padre di famiglia che viene nominato giudice istruttore dal tribunale rivoluzionario di Teheran proprio per la sua figura fortemente “Accondiscendente”.

Il film si apre con l’immagine di una pistola e dei proiettili che sono i veri protagonisti di questa storia che ci rappresenta l’Iran moderno pronto ad esplodere da un momento all’altro grazie alla forza delle giovani donne che non vogliono più sottostare alle rigide regole del Corano.

La messa in scena di Mohammad Rasoulof sarebbe piaciuta tantissimo a registi come Elio Petri o Giuliano Montaldo che avrebbero fatto interpretare a Gian Maria Volontè o a Nino Manfredi questo giudice al di sopra di ogni sospetto che deve proteggere il suo “Giocattolo” simbolo del suo ruolo istituzionale e sociale.

Questo ometto è circondato da tre donne di forte personalità.

Una moglie devota che vede nella promozione del marito un riscatto economico sociale da dover ostentare, ma al tempo stesso è una madre che cerca di proteggere le proprie figlie dai pericoli della società. Una società che viene raccontata “Falsamente” dalla televisione ma che esplode in tutta la sua contraddizione sui social.

Questo scontro generazionale e contemporaneamente comunicativo tra genitori e figli viene ottimamente raccontato dal regista alternando le immagini che hanno fatto il giro del mondo attraverso Instagram e il dramma domestico che esploderà durante il film.

Due eventi cambieranno per sempre gli equilibri familiari, la migliore amica della figlia maggiore viene colpita dalla polizia con dei pallini di piombo durante una repressione all’università che le faranno perdere l’occhio ma che faranno prendere la consapevolezza alle donne di casa.

L’altro è la sparizione della pistola in dotazione a Iman che farà accrescere la paranoia di questo personaggio piccolo piccolo e al tempo stesso tragicamente ridicolo.

Convinto che una tra la moglie e le due figlie sia responsabile della scomparsa, il giudice porterà in casa tutta la violenta e subdola campagna di terrore del regime iraniano.

Il seme del fico sacro nella seconda parte si trasforma e si evolve da rappresentazione dei mali della società e della politica iraniana ad un’opera di denuncia familiare che contrappone la mascolinità tossica nascosta tra le righe del Corano e la forza e la ribellione delle nuove generazioni che vogliono per loro un futuro dignitoso ma contemporaneamente la consapevolezza di essere donna anche da parte di chi per anni e per tradizione ha rispettato con religioso rigore.

Il tutto attraverso del grande cinema, Mohammad Rasoulof mette in pratica le lezioni imparate da maestri come Costa-Gravas ma c’è anche molto Hitchcock visto l’alto livello di tensione e il ribaltamento dei ruoli e dei personaggi grazie alle stupende interpretazioni di Soheila Golestani (bravissima a rappresentare con la sua Najmeh il suo essere donna, moglie e madre) e il delirante Missagh Zareh, per non parlare delle rivoluzionarie figlie.

Una sola parola: capolavoro.

Voto 9

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati

Errore:

chiudi