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Hero

Regia di Zhang Yimou vedi scheda film

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La recensione su Hero

di port cros
8 stelle

E' nell'armonia poetica e spettacolare dei movimenti e nell’uso espressivo dei colori associati alle diverse versioni della vicenda che Hero raggiunge una perfezione formale ed una sontuosità visiva che lascia attoniti e commossi.

 

Al guerriero“Senza Nome”, come ricompensa per aver eliminato i tre temibili assassini Cielo, Neve Che Vola e Spada Spezzata, che avevano attentato alla vita del sovrano, viene concesso lo straordinario onore di accostarsi fino a dieci passi dall’inavvicinabile Re di Qin, che lo interroga sulla sua impresa. Ma è tutto vero ciò che viene narrato?

 

 

 

Differenti versioni della storia, come in Rashomon di Kurosawa, si susseguono nel corso del dialogo col sovrano, contrassegnati ciascuno dalla propria peculiarità cromatica: domina il rosso nella prima versione della storia, il blu nella seconda scaturente dall'incredulità del Re, il bianco nella terza (quella reale?), il verde nei flashback, mentre il grigio domina nella corte reale. L’uso espressivo del colore è d'altronde da sempre una caratteristica saliente del cinema di Zhang Yimou, basti ricordare il suo capolavoro Lanterne Rosse.

 

 

Parte dell'onda di Wuxiapian, film epici di cappa e spada ambientati nel leggendario passato del Celeste Impero, che all'inizio degli anni 2000 hanno riscosso successo anche in Occidente, Hero è esponente esemplare di un genere cinematografico che come pochi altri è capace di trasportarci in un mondo “altro”, geograficamente, temporalmente, culturalmente ed anche miticamente, con la sua poetica che rifugge il realismo storico a favore dell'epicità leggendaria. Anche in questa pellicola le peculiari radici culturali del wuxia legano le arti marziali a concezioni filosofiche dell'antica sapienza orientale, per cui la profondità della mente gioca un ruolo altrettanto importante della forza del braccio e la maestria nel maneggiare la spada risulta culturalmente connessa con altre discipline a prima vista estranee, come in questo caso la calligrafia.

 

 

L'unica irruzione del reale e del presente appare quando il film, raccontando la storia dell'unificazione dei diversi antichi regni nell'Impero cinese, da parte del sovrano di Qin, si fa anche portatore di un messaggio politico nazionalista, probabilmente obbligato per ottenere gli appoggi, anche economici, necessari a realizzare un’opera così imponente (il regista ha potuto avvalersi di migliaia di comparse dell’esercito della Repubblica Popolare per impersonare l’armata del Re di Qin).

 

Nella tradizione del wuxia, i guerrieri di Hero sfidano le leggi della gravità librandosi nell’aria come uccelli, ed il combattimento assume le movenze di una danza meticolosamente coreografata in composizioni di grazia perfetta. E' proprio nell'armonia poetica e spettacolare dei movimenti e nell’uso espressivo dei colori associati alle diverse versioni della vicenda, merito della meravigliosa fotografia dell’australiano naturalizzato cinese Chris Doyle, che Hero raggiunge una perfezione formale ed una sontuosità visiva che lascia attoniti e commossi. Lo stupefacente combattimento sul pelo dell’acqua, quello tra le rosse guerriere in un turbinio di foglie ingiallite, la pioggia di frecce nella scuola di calligrafia, la prima tenzone accompagnata dalle note oniriche di uno strumento a corde tradizionale, quella tra i verdi drappi di seta della sala del trono, raggiungono vertici di stile sopraffino.

 

 

Alcuni hanno, non del tutto a torto, rimproverato alla pellicola una certa freddezza, una perfezione formale a cui non corrisponderebbe un’equivalente tensione emotiva, un cadere, almeno in alcuni passaggi, nell'estetismo manierista. Queste critiche non sono del tutto infondate pe un film in cui la sceneggiatura, nonostante le diverse prospettive e punti di vista, si mantiene ad un livello di consueta semplicità. Tuttavia, se il cinema è innanzitutto immagine in movimento, bisogna ammettere che qui Zhang Yimou tocca vertici di poesia che impediscono di considerare Hero come un'opera non appartenente al Grande Cinema.

 

 

 

 

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