Regia di Gaël Morel vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE / CANNES 77: CANNES PREMIÈRE
Parigi 1990. Il giovane fotografo emergente Cyril (Victor Belmondo) ha trovato casa e luogo di lavoro in un piccolo appartamento, in attesa di riuscire a sfondare col talento che qualcuno inizia a riconoscergli. Disturbato da rumori di ristrutturazione, il giovane ha occasione di incrociare il bel Sammy (Théo Christine), prestante guidatore di metro che, nei momenti di pausa, aggiusta l'appartamento ove sta andando ad abitare assieme alla bella compagna Emma (Lou Lampros) e al figlioletto di cinque anni che hanno concepito.
Tra i due ragazzi il sentimento d'attrazione risulta forte e reciproco, e il loro rapporto, segreto ma nemmeno troppo visto che Emma è a conoscenza della bisessualità del proprio compagno. I biglietti che i due si scriveranno per accordarsi nel non darsi fastidio reciprocamente, verranno sostituiti proprio da incontri organizzati per conoscersi nell'intimo, capire di piacersi al punto da non riuscire più a smettere di rivedersi per amarsi.
Ma, nonostante le attenzioni e premure utilizzare, la sieropositività del fotografo finisce per contagiare Sammy, che a sua volta trasmetterà suo malgrado il virus alla sua compagna.
Una tragedia, in un periodo cruciale in cui l'Aids procurava vittime come dinanzi ad un contagio.
Tuttavia, nonostante il dramma iniziale, la terra circostanza consentirà ai tre di costituire una sorta di famiglia allargata che, sfruttando anche le disponibilità di Cyril, nel frattempo diventato famoso e sempre in salute nonostante la sieropositività, saprà sopravvivere al lutto tremendo che porterà via Sammy. Poteva sembrare fuori tempo massimo un melodramma ancora incentrato sulle disgrazie dell'Aids, soprattutto dopo che un grande artista "martire" come Cyril Collard ci dedicò il suo racconto cinematografico di addio alla vita con il folgorante suo unico film da regista "Les nuites fauves" (da noi Le notti selvagge), del 1992 e tratto dal suo omonimo libro.
Invece Vivre, mourir, renaître del bravo regista francese Gaël Morel funziona, grazie alla prova convincente dei tre solidali e coesi protagonisti, che si adoperano con credibilità all'interno di un meló che inneggia al valore di una famiglia allargata e coesa che sappia guardare oltre le barriere di convenzioni ormai più utili a nulla e pesanti come zavorre ricolme di ipocrisia e perbenismo ottuso e fine a se stesso. Nel cast, che comprende anche l'attore Stephane Rideau, un tempo spesso giovane protagonista dei primi film di Morel ed ora impegnato ad impersonare l'affettuoso e un po' ruspante padre di Emma, nonché la sempre vivace e disinvolta Amanda Lear nella veloce parte della gioviale proprietaria di un night, Victor Belmondo è davvero stupendo ed espressivo nel ruolo del giovane talentuoso fotografo emergente Cyril.
Il suo è un penetrante sguardo da cerbiatto malinconico che ricorda certamente quello più sbruffone, ma comunque familiare, di nonno Jean-Paul, al servizio di un personaggio denso di umanità e tutto da scoprire, che il regista ci aiuta a conoscere passo dopo passo lungo il drammatico percorso di vita, morte, ma anche rinascita ottenuto a seguito della mortale malattia, ma anche grazie ad un attaccamento che consacrerà una nuova e più sensibile forma di paternità affettiva tra chi sopravvive e non dimentica il valore di chi purtroppo non è riuscito a farcela.
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