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Flow - Un mondo da salvare

Regia di Gints Zilbalodis vedi scheda film

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La recensione su Flow - Un mondo da salvare

di alan smithee
9 stelle

locandina

Flow - Un mondo da salvare (2024): locandina

AL CINEMA - FESTIVAL DI CANNES 77: UN CERTAIN REGARD - ALICE NELLA CITTÀ 2024

L'essere umano ha fatto perdere le proprie tracce...forse estinto per motivi in cui senza'altro risulta responsabile prima di ogni altra concausa.

O meglio, le tracce ci sono e si intravedono in possenti statue in onore al re dei felini domestici, che attorniano una amena valle fiorita ove sorge una graziosa baita entro cui un simpatico gatto scuro trova riparo inerpicandosi fin sopra la mansarda da cui accede attraverso un vetro rotto di una finestra rotonda, e che gli permette di dormire in un comodo letto tutto per lui.

Di giorno in compenso ogni occasione per mettersi nei guai il gatto la trova sempre, fino al giorno in cui, in fuga fa un gruppo di cani feroci, si imbatte in un gruppo di mammiferi in fuga da un cataclisma che non ha precedenti: una inondazione, probabilmente causata da uno tsunami, a sua volta creato da una scossa tellurica di grande potenza.

 

scena

Flow - Un mondo da salvare (2024): scena

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Flow - Un mondo da salvare (2024): scena

Dopo l'onda anomala che tutto travolge, il mondo inizia ad essere sommerso e il gatto costretto a salire sempre più in alto per sfuggire al propagarsi delle acque.

Trovato rifugio su una piccola barca, dovrà suo malgrado condividerla con altre specie viventi, navigando tra ciò che resta di antiche civiltà (si passa da monumenti che paiono di origine thailandese, a vere e proprie rovine andine che ricordano la civiltà maya), ed imparando per la prima volta che la sopravvivenza si raggiunge anche grazie alla solidarietà. Il cartone magnifico su un gatto che affronta un cataclisma e trova salvezza grazie ad astuzia e solidarietà.

Il regista lettone Gints Zibalodis dirige una coproduzione franco/belga/letto e che si rivela, a sorpresa, probabilmente il miglior film dell'anno.

scena

Flow - Un mondo da salvare (2024): scena

scena

Flow - Un mondo da salvare (2024): scena

Una animazione matura dove gli animali fanno finalmente loro stessi e la smettono di parlare e dire stupidaggini come accade continuamente tra Disney e Pixar.

Flow si rivela una autentica meraviglia per gli occhi e un emozione che arriva a commuovere.

Un film che solo chi ama e conosce a fondo i gatti riuscirà ad apprezzare appieno, ritrovandoci schiettamente rappresentata e riprodotta in modo stupefacente la gestualità, la flessuosità, l'indolenza ruffiana e la diffidenza prudente del felino domestico alle prese stavolta con un cataclisma che lo costringe di malavoglia ad allearsi nientemeno che ad un lemure accumula oggetti, ad un cane labrador ottimista e sempliciotto, ad un sonnecchiante capibara, e ad una specie di fenicottero austero e ambizioso.

 

scena

Flow - Un mondo da salvare (2024): scena

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Flow - Un mondo da salvare (2024): scena

Zibalodis stupisce il pubblico rappresentando un pianeta in cui la natura si è riappropriata di ciò che le è stato sottratto nei millenni e i resti di una antica ed austera civiltà umana ora estinta riappaiono come emblemi un po' tetri, di fatto inutili, di un tempo che probabilmente ha meritato di estinguersi. Il regista inoltre impressiona favorevolmente per come riesce a scandire le figure dei cinque principali animali di un viaggio della sopravvivenza improvvisato e inevitabile.

Descrizioni minuziose e spesso anche spassose che ci restituiscono con meticolosa precisione indoli di comportamento e atteggiamenti istintivi insiti nella specie, che inducono a comportamenti e reazioni composite in grado di apportare ognuno contributi concreti alla riuscita di una missione di sopravvivenza impellente.

Flow è un film che fa sorridere, che riesce ad inquietare, ad avvincere tenendo il pubblico col fiato sospeso per la sorte del povero micetto in balia di un cataclisma senza precedenti, ed anche a sorprendere e persino a commuovere per l'intelligenza e la finezza con cui si è riusciti a catturare la spontaneità di esseri viventi solo apparentemente semplici e elementari, ma in realtà ben più sfaccettati e complessi di quanto si possa a prima vista supporre.

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