Regia di Patrice Chéreau vedi scheda film
I film sul sentimento di fratellanza trovano quasi sempre terreno fertile con me, spesso al di là del loro valore intrinseco. Non c'è bisogno di utilizzare terminologie semiologiche o filosofeggianti per riconoscere qualche difetto di quest'opera di Chéreau, come un accumulo di situazioni che vanno a provocare il nodo intorno al quale si avvolge (e si svolge) il film. Forse c'è qualche presa di coscienza di troppo, come quando Luc, il fratello più giovane, dichiara di voler lasciare il proprio compagno, ma emerge forte il sentimento che accomuna i due fratelli e che li distanzia inesorabilmente da genitori ormai lontani nel tempo e negli schemi mentali. I due protagonisti, al di là delle loro relazioni personali, appaiono come due individui soli e soltanto il riavvicinamento dovuto alla malattia del maggiore, Thomas, dopo anni di lontananza fisica e spirituale, può farli sentire vicini ed amati. Paradossalmente, il minore potrà non sentirsi più solo, anche dopo la morte del fratello. Quel "ti voglio bene" scambiato in sottofinale riallaccia i fili intrecciati da una nascita comune e separati dalle vicende della vita. Solo allora le lacrime di Thomas potranno confondersi placidamente e senza rimpianti con le acque altrettanto salate del mare.
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