Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Lucania, 1978. Michele (Cristiano) ha 10 anni e, come tutti i ragazzi della sua età, gli piace giocare e scoprire il mondo. Fino a quando il gioco non lo porta ad una cavità nei pressi di una casa diroccata, isolata e in aperta campagna, nella quale è tenuto prigioniero un suo coetaneo, nell'attesa che i familiari paghino il riscatto del rapimento. Il gioco diventa allora tormento, apprensione, progressiva scoperta dell'identità del padre (Abbrescia), coinvolto nella questione, cura del suo coetaneo, rimorso, confidenze indirizzate alla persona sbagliata. Quando finalmente Michele capisce che si tratta di un gioco davvero brutto e tenta di mettere in salvo il coetaneo, sulla sua strada si apparecchia un finale (forse) tragico.
Uno dei migliori film di Salvatores, basato sulla sceneggiatura di Francesca Marciano e Niccolò Ammanniti dall'omonimo romanzo di quest'ultimo, in cui epica fanciullesca e poesia si fondono sfiorando appena qualche tinta oleografica. Il Tavoliere delle Puglie ripreso con la sensibilità di Franco Fontana da Italo Petriccione, il violino struggente delle musiche di Ezio Bosso, l'intensità dell'arrovellamento interiore del protagonista danno al film uno spessore inusitato per un regista come Salvatores.
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