Regia di Spike Lee vedi scheda film
Un film sul reale, sulla banalità e sull'importanza delle cose, quelle che ci cambiano, che ci vestono, che ci mettono in chiaro chi siamo, da dove veniamo e che cosa ci stiamo a fare al mondo!
'Fanculo a Norton: spacciatore di terza categoria, figlio di puttana senza speranza che si arricchisce col dolore e la disperazione dei tossici di tutta New York!
'Fanculo a Philip S. Hoffman: un maiale pedofilo; un insegnante che sull'orlo del baratro e della sbronza epocale preferisce fare il coglione in un cesso anziché starsene buono e fermo al tavolo della discoteca, annoiandosi lui e facendo cadere le palle a chi gli sta attorno!
'Fanculo a Barry Pepper: cocainomane incallito con un carattere di merda; superbo figlio di puttana che secondo la sua teoria del cazzo si trova al 99simo percentile tra gli scapoli del New Jersey! Ma fammi il piacere!
'Fanculo a Rosario Dawson: sanguisuga portoricana; miserabile opportunista che finché riesce a spendere allora se ne sta al suo posto zitta e contenta come una liceale che riceve la paghetta settimanale!
'Fanculo ad Anna Paquin: patetica sgualdrina coi denti storti; bambina viziata, individualista schifosamente attraente solo per i modi di fare del cazzo che ha e perché gira sempre mezza nuda, con quel tatuaggio attorno all'ombelico tanto trasgressivo quanto patetico!
'Fanculo a Brian Cox: vecchio buono a nulla che si rende utile troppo tardi per esentarsi dall'essere mandato a fare in culo!
... e 'fanculo a Spike Lee: regista che se non sputa politica pre-masticata non riesce a fare un film decente, che respira attraverso la macchina da presa rendendo ogni sequenza fottutamente personale, che non inganna ma mette-in-scena ciò che deve accadere senza concretizzare sogni da happy ending falliti come è fallita la Hollywood a cui lui (non) appartiene!
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La 25ª ora
Ci si muove in una New York organica, fatta di persone e di animali di strada.
Ci si fa portare a spasso da Lee come Monty [Edward Norton] fa col suo cane.
Monty vive la sua ultima giornata, l'ultima da uomo libero prima di finire almeno sette anni in prigione.
La cultura e l'eccesso si trovano, discutono e si mescolano per tutto lo sviluppo della trama. Come sfondo per il loro scontro/incontro, Lee inscena una metropoli in fase di riavvio, che si sta ancora leccando le ferite. Perciò le riprese sulle macerie delle Torri Gemelle sono sequenze che assieme al discorso di Pepper lasciano il segno. Lascia il segno anche Rosario Dawson, che si trova continuamente in bilico e, come può, cerca di aiutare il proprio ragazzo [Monty] a vivere come lei nell'attesa di un suo ritorno a casa, con la speranza che tra sette anni tutto non possa cambiare e che l'amore sia più forte del carcere. Tuttavia il protagonista sa bene che, anche se passassero sette anni in uno schiocco di dita [cosa che non pensa perché ha una paura irragionevole di andare in prigione!], la sua vita a New York non si potrebbe mai staccare completamente dai mafiosi con cui per anni ha lavorato.
Tocca fuggire!
Il padre di Monty cerca di partecipare con l'illusione di una ritirata nel deserto, un viaggio senza ritorno per rendere finalmente libero il suo unico - amatissimo - figlio. Ma la realtà è ben altra cosa e, forse, con tumefazioni e naso spaccato, il carcere potrebbe risultare un ambiente vivibile, dato che un volto pulito sarebbe una preda assai facile da sottomettere. Perché, infondo, è il primo giorno che conta! La prima impressione è quella che etichetta una persona, che la rende rispettabile o vulnerabile agli occhi degli altri.
La 25ª ora con grandissimo piacere ho visto che è presente nella playlist I migliori del nuovo millenio del sito. Non mi sento di dargli la nomina di capolavoro ma - cavolo! - sicuramente è un film che merita di essere ammirato nella sua totalità. Spike Lee è di una sensibilità e di una intelligenza sopraffine perché non tutti riuscirebbero a mettere in scena così tanto odio e renderlo così profondamente retrogrado senza risultare retorico o moralista [o, almeno, non solo...]. Il montaggio per niente serrato aiuta la sua regia - quantomai maestosa in questo film - a dare un ritmo pacato ed omogeneo al lungometraggio. Gli attori sono tutti fenomenali: Norton riempie la scena con la sua malinconia, Rosario Dawson è fantastica [il suo personaggio controverso è forse ciò che veramente dà più rilievo alla sceneggiatura di David Benioff (di cui mi manca tuttavia il racconto originale) rispetto la messinscena di Lee, benché sia notevole], il compianto Philip Seymour Hoffman e Barry Pepper donano al racconto tutte le sfumature di cui ha bisogno per aumentare in maniera esponenziale la sensiblità dell'occhio registico. Brian Cox e Anna Paquin interpretano i loro personaggi [concettualmente uno l'opposto dell'altro] con energia ed immensa prestanza e fermezza, qualità che per Cox sono dettate dall'esperienza mentre dalla Pequin emergono più spontanee.
Menzioni d'onore alla meravigliosa ed incantevole colonna sonora di Terence Blanchard [Malcolm X, Inside man] ed alla fotografia di Rodrigo Prieto [Argo, The wolf of Wall Street, Silence], che definisce le ambientazioni del lungometraggio e le interpreta attraverso gli animi dei personaggi, tingendo New York con colori tenui o accessi a seconda di come variano le dinamiche situazionali ed emotive nel corso della narrazione.
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