Regia di Spike Lee vedi scheda film
Film molto bello, anche se imperfetto. Con un Ed Norton al bacio e uno Spike Lee delizioso. Anche se, onestamente, è più baciabile Rosario Dawson. Che però non è figa come la pornoattrice Sophia Fiore. Costei è un cioccolatino prelibato non solo da leccare in modo amabile. E ho detto tutto da incorreggibile uomo senza rimpianti che sa il fatto suo.
Ebbene, oggi per i nostri Racconti di Cinema, recensiremo il cult movie La 25ª ora, diretto dal grande Spike Lee, un regista che di certo non necessita di presentazioni, avendo firmato opere straordinarie e importanti quali, solo per citarne qualcuna, Clockers, Malcolm X, BlacKkKlansman.
La 25ª ora, il cui titolo originale è The 25th Hour, tratto dall’omonima novella di David Benioff, da quest’ultimo peraltro sceneggiato per tale adattamento cinematografico dell’opera di Lee presa in questione, all’interno dell’excursus cineastico di Lee, altalenante eppur al contempo sempre affascinante anche quando non del tutto convincente in alcuni frangenti, temporalmente si colloca subito dopo l’ottimo S.O.S. Summer of Sam - Panico a New York e prima del successivo e altrettanto acclamato Inside Man. Invece, per quanto concerne la sua distribuzione nelle sale mondiali, è avvenuta nell’anno 2002, quindi posteriormente rispetto alla tragica caduta delle Torri Gemelle, a sua volta accaduta, inutile tristemente rimarcarlo e ricordarlo puntualmente, nel nefasto giorno nero dell’11 Settembre dell’anno anteriore, cioè il 2001. Infatti, La 25ª ora è uno dei primi film post -caduta delle Twin Towers a mostrarci il desolante Ground Zero.
Evidenziato opportunamente e imprescindibilmente ciò, La 25ª ora è uno splendido, cupo e pessimista melodramma di matrice noir ed esistenzialistica della corposa e potente durata di due ore e venti minuti circa. Minuti che scorrono assai piacevolmente e contemporaneamente in modo perturbante e angoscioso, in quanto La 25ª ora fortemente intrattiene, avvince e in modo cristallinamente adrenalinico ci appassiona dal primo all’ultimo minuto, emozionandoci sovente e sorprendendoci continuamente con trovate spiazzanti, inoltre avvinghiandoci, liricamente parlando, nella sua tetra morsa thrilling assai inquietante e intrigantemente morbosa, alquanto. Incollandoci allo schermo in virtù della sua brillante regia secca, spesso, sì, retorica e indulgente a molti momenti caricatamente forse un po’ fastidiosamente teatrali e lacrimevolmente, artefattamente ricattatori e pietistici, altresì, come più avanti enunceremo e brevemente vi spiegheremo, perfetta e avvolgente, sofisticatamente immergendoci dentro la sua sinuosa e morbidissima spirale filmica con grazia e stile registico impari d’alta scuola raffinata molto alta.
Trama...
Siamo a New York, all’inizio del nuovo millennio. Assistiamo alle squallide e monotone giornate di Monty Brogan (uno straordinario Edward Norton). Il quale sta or assieme a una giovanissima ragazza di colore di nome Naturelle Riviera (la bellissima Rosario Dawson). Monty sarà presto incarcerato in quanto, dopo una soffiata, nella sua abitazione è stato rinvenuto un notevole quantitativo di droga, da lui spacciata, sebbene forse non sia un pusher di grossa taglia. Al che, emotivamente distrutto, apprestandosi quanto prima ad affrontare un periodo, fra le sbarre, che si preannuncia terribilmente duro, decide almeno di ricordare i vecchi tempi gioiosi della sua oramai svanita gioventù spensierata assieme ai suoi due unici e ancora attuali amici dai tempi del college. Vale a dire Jacob Elinsky (Philip Seymour Hoffman), divenuto adesso uno stimato e impegnato professore liceale, e Frank Slaughtery (Barry Pepper), agente di Wall Street. Nel frattempo, prima di trascorrere allegramente, sbronzandosi, la sua ultima notte di libertà, Monty compie, all’interno della sua coscienza alterata, un personale promemoria importante, un mnemonico viaggio introspettivo e anche rabbiosamente catartico al fine di tentare di giustificare i suoi irrimediabili errori esistenziali piuttosto fallimentari. Ripercorrendo mentalmente a ritroso la sua esistenza prima dell’ineluttabilità del fato avverso e delle sue erronee scelte di vita risultategli fatali e malinconicamente tristi. Rammaricandosi e al contempo sfogandosi in un memorabile monologo immaginario, impressionantemente furioso e però realisticamente sincero, scagliato innanzitutto contro sé stesso. Unico reo della sua sciocca vita, involontariamente, erronea.
Inoltre, prima di congedarsi per sette anni dalla sua vita dapprima agiata, incontra spesso suo padre James (Brian Cox), ex pompiere in pensione, anch’egli con molti rimpianti implacabili a tormentarlo e da sempre, psicologicamente, a estenuarlo impotentemente e vita natural durante.
Strepitosi e, osiamo dire, funebri immagini, concedeteci la licenza poetica in tal caso applicata all’uso della fotografia, di Rodrigo Prieto (The Irishman).
Belle musiche di Terence Blanchard (The Comedian), compositore musicale che è quasi una presenza fissa nel collaborare artisticamente con Spike Lee, e impeccabile montaggio di Barry Alexander Brown, altro immancabile habitué di Lee.
Canzone nei titoli di coda, The Fuse, di Bruce Springsteen.
Opera complessa e cangiante nei toni e nelle sfumature psicologiche, cinica e anche romantica, per quanto tali due parole possano apparire ossimoriche, La 25ª ora forse non è quel capolavoro o grande film che la Critica esaltò ai tempi della sua uscita, malgrado non fu candidato a nessun Oscar, rimanendo all’asciutto perfino al Festival di Berlino ove fu presentato in Concorso, però è certamente un’opus eccellente che, pur sbandando frequentemente nei suoi ripetuti momenti melodrammaticamente patetici e perfino visivamente ridondanti, ci regala un terzetto d’attori in forma grandiosa su cui svetta, ovviamente, un magnetico Ed Norton al solito indiscutibilmente calzante e meravigliosamente in parte, ispirato vertiginosamente e insuperabilmente bravo in modo superbo.
Mentre la solida, sebbene a volte sbilanciata, regia di Spike Lee asseconda e ben dirige il talento attoriale di Norton, donandogli un paio di momenti specialmente monumentali.
La 25ª ora, un film da ricordare.
Nel cast, Anna Paquin.
di Stefano Falotico
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