Regia di Alan Parker vedi scheda film
Pellicola d’impegno civile firmata dal regista di Fuga di mezzanotte (Midnight Express; 1978) e The Committments (id.; 1991); con un Kevin Spacey che si cala senza particolar sforzo nel ruolo del professore di filosofia pieno di idee liberali, fascino e contrario alla pena di morte, e che si batte per evitare che lo stato del Texas, dove risiede e insegna, si macchi delle ennesime vittime superflue, al grido di: “una morte non ne può, di certo, cancellare un’altra”. A dar man forte al protagonista indiscusso della pellicola, come sempre interpretazione maiuscola per il premio Oscar originario di South Orange, (new Jersey), Laura Linney, collega e attivista che con il procedere della trama diventerà cardine per le sorti dell’associazione Death Watch e per la vita del suo storico amico.
A far invece la parte di chi s’intratterrà sia a Austin, ma soprattutto nel carcere di Huntsville, per intervistare il professor Gale, una giovane giornalista al quale il docente ha deciso di raccontare la propria versione dei fatti e le vicende che l’hanno portato nel braccio della morte. Una professionista impersonata altrettanto egregiamente da Kate Winslet, che gioco forza s’improvviserà investigatrice quando da subito capirà che la reclusione dell’intervistato sia stata frutto di strane coincidenze.
Il pregio di Parker l’aver saputo metter mano alla prima sceneggiatura firmata dal futuro premio Oscar Charles Randolph, restituendoci un film che funziona come un orologio. Con una capacità incredibile di muoversi avanti e indietro nel tempo. Saltando nei ricordi del protagonista senza mai stancare e sempre mantenendo alto il livello di attenzione dello spettatore. Al tempo stesso gli intenti politici dello stesso Parker, che decise di posizionarsi per un’ultima volta dietro la macchina da presa con il desiderio di porre dubbi concreti in chi sostiene la pena capitale, non sempre sono stati enucleati correttamente, lasciando alla fine più di qualche dubbio in chi assiste a una selva di colpi di scena. Basti pensare che la critica non sempre seppe apprezzare del tutto lo sforzo del regista inglese, talvolta etichettando il film come un modo perfettamente riuscito per screditare gli oppositori della pena capitale.
Al netto di questi intenti forse mancati, la pellicola diretta da Parker, nella quale i protagonisti si passano il testimone senza rubarsi la scena, riesce ad appassionare per una trama non ingarbugliata, ma frutto di un intreccio piuttosto semplice e forse riuscendo a suo modo anche a smuovere più di qualche dubbio, nonostante, a oltre venti anni di distanza, non molto sembra cambiato negli USA.
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