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Il ladro di orchidee

Regia di Spike Jonze vedi scheda film

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La recensione su Il ladro di orchidee

di vox18
8 stelle

Il ladro di orchidee è un film del 2002 diretto da Spike Jonze e sceneggiato da Charlie Kaufman. La pellicola vede come protagonista lo stesso Kaufman, mentre tenta di superare il blocco dello scrittore, che gli impedisce di portare  a termine l'adattamento del romanzo "il ladro di orchidee " di Susan Orlean,qui interpretata da Meryl Streep, una giornalista del New Yorker realmente esistente. Addentrandosi nell'intricato labirinto della mente dello sceneggiatore, il film si pone come una riflessione sul complesso meccanismo che sta alla base della scrittura e su come essa possa influenzare la vita degli scrittori, al punto da diventare una vera ossessione.

Il film intreccia diversi piani narrativi;ci troviamo di fronte ad una rappresentazione solipsistica della realtà in cui lo sceneggiatore viene messo al centro della sua stessa opera dove però lui stesso non è in grado di orientarsi. I personaggi del romanzo, un libro a metà strada tra un testo di narrativa e un saggio di botanica, sfruttano l'orchidea come metafora dell'adattamento alla vita in un ambiente ostile. John Laroche,protagonista del libro, ha dedicato quasi tutta la sua vita, alla ricerca di una rara specie di orchidea, che cresce solo in una determinata zona. Il libro altro non è se non il racconto della sua vita e della ricerca del prezioso fiore.

Questo è il soggeto su cui Kaufman deve lavorare. Fare un film su un fiore però è una cosa quasi impossibile, ed ecco che la sua sceneggiatura si trasforma in una ricerca di se stesso tra le righe di un testo cinematografico, che si fa a sua volta specchio della sua mente creativa ma incline ad arenarsi al primo ostacolo. Per risolvere tale conflitto Kaufman arriva a inventarsi un fratello gemello, donald, anche'egli sceneggiatore, che sembra essere la sua nemesi:dove Charlie è timido e impacciato con le donne, donald è allegro e sicuro di sè;dove charlie è impantanato nel blocco dello scrittore, donald riesce con facilità a far superare i conflitti ai suoi personaggi per portali ad una risoluzione finale. Il sardonico gioco dello sceneggiatore che arriva ad inserire se stesso nella sua opera, rivela un disperato tentativo di traformare l'arte nello specchio della realtà, in modo da renderla più comprensibile ai propri occhi".

Cercare di rendere le cose semplici almeno nell'arte, visto che nella vità è tanto complicato" come diceva il Woody Allen di "io e annie" che dopo una delusione amorosa faceva terminare la sua commedia con un lieto fine che, seppur solo immaginario, riusciva a dargli un pò di sollievo. Il film di spike jonze diventa essenzialmente un'opera metacinematografica e metaletteraria, riflettendo sui meccanismi che portano alla realizzazione di un film di cui la sceneggiatura rappresenta le fondamenta su cui poi si dovrà costruire la complessa architettura dell'opera cinematografica completa.

Oltre a questo però, è anche un film che tenta di riaffermare l'importanza dell'autonomia nel processo creativo di un'artista:in un epoca in cui il cinema è dominato dalle case di produzione, che sfornano film preconfenzionati  per poter andare incontro alle esigenze del pubblico, un'opera come il ladro di orchidee può a pieno titolo essere considerato un vero e proprio fiore prezioso per il suo coraggio e la sua originalità.
Un  gesto di sfida verso un'industria che sta tentando di smorzare sempre più la vena creativa di scrittori e registi, che faticano ogni giorno di più a far valere le loro idee, chiusi in un sistema che soffoca la loro creatività.

Da antologia la scena in cui Kaufman si reca d un seminario di sceneggiatura tenuto da robert mckee, celebre autore di "Story", manuale di sceneggiatura e scrittura creativa che negli anni è diventato il testo di riferimento per intere generazioni di aspiranti scrittori. Qui Charlie confessa a mckee di non saper come far finire il suo film. Gli domanda anche se sia possibile scrivere una storia senza conflitti, dove le persone non raggiungono i loro obiettivi come accade nel mondo reale.  La risposta di Mckee è laconica" le storie devono avere un conflitto, altrimenti il pubblico si annoierà a morte" la vita è come una sceneggiatura di cui noi siamo gli autori, soltanto noi possiamo scioglierne i nodi per arrivare ad una risoluzione.  Il film riflette essenzialmente su questo:l'arte è il modo per penetrare nell'intima essenza della realtà, sfidando il suo pubblico ad intraprendere un viaggio dentro la vita di un uomo in crisi esistenziale, che troverà conforto solo nella sua opera. Una nota di merito per Nicolas Cage che nel doppio ruolo di Charlie e Donald Kaufman, sotto la regia di Jonze , dimostra di poter essere un attore versatile se diretto a dovere...non mi resta altro da fare che auguravi una buona visione.



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