Regia di George Clooney vedi scheda film
Clooney regista esordiente ha la grande fortuna di lavorare su una sceneggiatura di Charlie Kaufman, capace di tirare fuori un film, e non un film biografico, dalla biografia di Chuck Barris. E' questo il punto di forza di Confessioni di una mente pericolosa, che riesce a distinguersi dal solito drammetto biografico; gli manca, purtroppo, un carattere più forte, un'identità precisa. Non riesce a dargliela Clooney, non riesce a dargliela Kaufman, non riesce a dargliela nessun altro: pochi elementi cinematografici decisi, e quei pochi stridono tra loro.
Kaufman è un creativo un po' folle con un certo umorismo; Clooney non è ancora elegante quanto lo diventerà poi, ma è l'eleganza pacata che cerca; Sigel fotografo ci sa fare ma si prende sul serio: è il tipico corista di cui si riconosce la voce; Sam Rockwell non se la cava neanche troppo male, ma non riesce a distaccarsi né dalla sua mediocre carriera, né dalla sua mediocre dimensione comica. Se Ciuchino fosse uomo sarebbe Sam Rockwell; il contrasto con la Roberts, Clooney e soprattutto Hauer, pur essendo tutti personaggi dall'ambiguità estensione parodica, non funziona.
Insomma: si vuole fare i seri e si vuole fare i simpatici; si costruiscono scene di ottima eleganza drammatica, a cui manca, però, uno spessore che si deve guadagnare sin dal primo minuto; si costruiscono scene di comicità demenzialoide, a cui manca, però, una sospensione dell'incredulità che si deve guadagnare sin dal primo minuto.
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