Regia di George Clooney vedi scheda film
La mente pericolosa è quella di Chuk Barris, un tipo che di giorno si inventa i programmi della televisione americana e di notte fa il killer per conto della CIA. Lo troviamo in una stanza di hotel, capelli incolti, ferite sul volto, completamente nudo davanti alla televisione. Sembra uno che ha deciso di lasciarsi andare. Seduto davanti ad una macchna da scrivere, capisce che la sua salvezza è nelle parole. E' nel trasformare la sua incredibile vita in una storia. La scritttura come catarsi.
George Clooney parte proprio da qui. Dalla storia. E riesce a trasportarla in immagini in maniera intelligente e innovativa. Il racconto si dipana su vari livelli temporali. George ci gioca come con le quinte di un teatro o di uno studio televisivo. Li lascia scivolare, il protagonista passa da una scena ad un' altra e nel frattempo si evolve anche l' intreccio del racconto. George usa la profondità di campo per fare questo. Un montaggio all' interno dell' inquadratura stessa. Dove i vari piani spaziali corrispondono ai diversi piani temporali.
Inoltre, Clooney da estrema importanza alla costruzione dell' inquadratura. Che non è mai banale o piatta. Ma spiazza sempre lo spettatore. Lo costringe a vedere in un certo modo.
Non convenzionale è anche l' uso del colore e dell' illuminazione. Nelle parti in cui si narra degli inizi della carriera di Chuck vediamo le immagini come in un bianco e nero colorato, con una illuminazione che trascende l' immagine stessa e le dona un' aura mitica. In fondo la televisione è il racconto mitico della nostra società (di merda).
Geniale è l' uso della musica almeno in una sequenza. Quando Chuck ricorda i momenti d' amore con la sua ragazza e sotto sentiamo una versione stonatissima di "I can' t help falling in love" di Elvis.
Cosa altro dire, mi sembra chiaro che George Clooney dietro la macchina da presa è stato veramente soprendente.
Ma soffermiamoci ancora sulla storia che il film narra. Vediamo come tanti programmi televisivi, che sono stati trasmessi anche da noi, siano stati completamente copiati da cose che esistevano già dagli anni '60. La situazione è chiara, in Italia neanche abbiamo l' intelligenza di inventare stronzate. E' bello quanto dice Chuck a proprosito del gioco delle coppie. Del fatto che un americano avrebbe venduto il proprio coniuge per un frigorifero. E questo è il rispetto che lui aveva per la più sacra delle unioni.
Se la spazzatura che vediamo in tv è frutto di una mente che disprezza la società in cui vive posso anche essere d' accordo. Peccato che non sia quasi mai così. E la gente continua a cascarci.
La sequenza finale è di un pessimismo unico. Mi piace il cinema che non riconcilia, che non accontenta. Che ti lascia spaesato, a volte solo. Che ti lascia con qualcosa a cui pensare.
Strepitosa la recitazione di Sam Rockwell nei panni di Chuck Barris. Ironico, pazzo, profondo. Mille piani espressivi che rincorrono quelli del tempo che rincorrono quelli dello spazio.
Strepitoso George Clooney che si ritaglia un parte buia, in disparte, lontano dai ruoli a cui ci ha abituato.
Un grande film, insomma. E al giorno d' oggi non è cosa da poco.
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