Regia di Wim Wenders vedi scheda film
La formula matematica che sta dietro al gelido, chirurgico progetto di Wenders è davvero banale: pensierotti esistenziali nostalgici + bianco e nero + quartetto d'archi = film struggente. In realtà, purtroppo per tutti noi e per primo per Wenders, solo di rado il freddo prodotto del regista tedesco raggiunge la grazia e l'intensità che per calcolo si era prefissata in origine: ed è proprio quando sfugge al suddetto calcolo; molto più spesso, ahinoi, affonda nel patetico o nel terribilmente noioso. C'è molto più sublime nella trapezista che esegue il suo numero, sospesa a mezz'aria, che nel didascalico ostentare di ali e di nubi, incalzato da mille perchè e altrettanti se fossi recitati come un'omelia. Considerazione dedicata ai fan dei Simpsons: avete presente il corto con cui Barney vince il concorso cinematografico ('non piangete per me, io sono già morto')? Ecco, questo film è tutto così - e se avete davvero intenzione di vederlo, preparatevi qualche caffè: dura DUE ORE. L'esteta Wenders, l'elegante Wenders, il formale Wenders, il noioso Wenders. Blandito da una patina di 'poesia maledetta' (per autoproclamazione) suggellata dall'apparizione finale di Nick Cave.
Angeli che perlustrano il grigio cielo di Berlino, ascoltando invisibili i pensieri della gente. Uno si innamora di una trapezista. Intanto in città sta girando un film Peter Falk. Che rivela un segreto all'angelo...
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