Regia di Wim Wenders vedi scheda film
AL CINEMA
"Si è magnifico vivere di solo spirito e giorno dopo giorno testimoniare alla gente per l'eternità soltanto ciò che è spirituale! Ma a volte la mia vita eternità spirituale mi pesa, e allora non vorrei più fluttuare così in eterno.
Vorrei sentire un peso dentro di me, che mi levi questa infinitezza legandomi in qualche modo alla terra."
Anche gli angeli soffrono di crisi di identità, di attimi di ripensamento.... di necessità di rimettersi in discussione. Daniel (Bruno Ganz) è un angelo custode, catapultato sulla terra assieme al collega Cassiel (Otto Sanders).
Vaga per una città divisa da un muro, osserva, intravisto, o piuttosto percepito dopo troppa indifferenza e permeabilità asettica talvolta da qualche bambino sensibile più della norma o da qualche portatore di handicap che ha saputo o imparato a utilizzare la propria sensibilità per percepire le presenze positive.
O da chi, come lui, è stato angelo in passato e ha scelto di rinunciare all'immortalità per vivere una vita piena di insidie e insicurezze, assaporando la fragilità dell'essere come un calore aggiunto irresistibile, piuttosto che come un punto debole.
Tra questi una bella trapezista di circo (Solveig Dommartin, ginnasta per davvero e per anni musa e compagna del regista Wim Wenders che in questo film il gran regista eleva ad essere perfetto e superiore per armonia fisica ed equilibrio della mente sensibile e percettiva) - "sono stata per troppo tempo da sola senza essere sola" - che fa propendere all'angelo sensibile e malinconico la necessità di rivedere un mondo a colori dopo troppi chiaro-scuro di una ad osservare impassibili la fragilità e la stupidità umana protesa a creare barriere e divisioni.
"Quando il bambino era bambino...."
A Berlino arriva pure Peter Falk, per tutti universalmente il Tenente Colombo, che fu lui stesso angelo e scelse la vita per poter disegnare ed interpretare la fragilità umana.
Tra riflessioni, poesia, la musica tenace di Nick Cave che durante un suo concerto contribuisce a far incontrare i due amanti che si anelano dopo essersi osservati (da parte di lui) e percepiti (da parte di lei), le massime di saggezza ad opera del futuro Premio Nobel Peter Handke, Wim Wenders racconta, anzi cattura la meravigliosa fragilità umana e osserva una città ancora divisa dalla storia, dalla bassezza umana, attraverso un film-capolavoro che stupisce ogni volta per la poetica ispirata e la profondità con cui affronta l'essere uomo nel bene e nel male, nelle contraddizioni stridenti ma anche irrinunciabili e magnifiche che rendono la fragilità dell"esistere una esperienza unica al punto da anelarne il poterne far parte, al punto da riuscire a rinunciare ad una apatica immortalità per vivere di incertezze e fragilità, privilegiando il sentimento alla sicurezza di una scontata eternità sempre uguale a se stessa.
"Credo che oggi sia luna nuova...non c'è notte più tranquilla... in tutta la città non scorrerà il sangue... prima non ho mai giocato con nessuno e tuttavia non ho mai aperto gli occhi per pensare. Adesso è una cosa seria...
Finalmente sarà una cosa seria...
Ora sono cresciuta. Ero solo io così poco seria.
È il tempo così poco serio.
Non sono mai stata solitaria: né da sola, né con qualcun'altro.
Ma mi sarebbe piaciuto in fondo essere solitaria.
Solitudine significa "finalmente sono tutto".
Adesso posso dirlo perché oggi, finalmente, sono davvero sola. Bisognerà finirla prima o poi con il caso. Non so se ci sia un fine.
Ma è necessario che ci sia una decisione.
È necessario che ti ti decida.
Deciditi!
Ora il tempo siamo noi.
Non solo la città intera.
Ora è il mondo intero che prende parte alla nostra decisione.
Noi incarniamo qualcosa.... Io sono pronta.
Ora tocca a te: hai tu in mano il gioco. Adesso... o mai più...
Tu hai bisogno di me...
Tu avrai bisogno di me.
Non c'è storia più grande della nostra".
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