Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
uno dei (pochi) capolavori di Spielberg. Un action-movie metafisico, onirico, angoscioso (non a caso sceneggiato genialmente dallo stesso di "Ai confini della realta'"), oppure un road-movie, o un thriller, una metafora sociologica, un dramma esistenziale. Diretto con maestria, inventiva e virtuosismo, marcato da un montaggio alla Eisenstein (prima parte memorabile) e una suspence alla Hitchcock (vedi la scena del ristorante), puo' essere letto come metafora della societa' moderna, con le sue componenti di alienazione, paranoia, competitivita' forsennata, autodistruzione, perdita delle certezze, o come saggio sullo stato brado e selvaggio dell'umanita' che si nasconde dietro le parvenze di un ambiguo progresso tecno-culturale, nell'ambito di una realta' che d'improvviso sfugge al controllo anche delle persone piu' razionali (un rappresentante) e nei luoghi piu' usuali (le strade). Alla fine, il prezzo che il "nostro" dovra' pagare per vincere la sua dura battaglia sara' la rinuncia ai simboli della sua condizione socio-professionali, del suo status: l'automobile e la valigetta. "Lo squalo", sempre di Spielberg, ne e' una sorta di remake non dichiarato.
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