Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Il passato, ingombrante, dell'America western del più forte, ritrova in "Duel" il paradigma dell'uomo comune che deve sopravvivere in una terra ostile. Forse, appunto, molto probabilmente, proprio l'America. La sfida, il duello, tra il David Mann protagonista (che assomiglia a Burt Reynolds accoppiato a Tom Cruise, ma che porta con sè le smorfie e le espressioni, del prossimo attore feticcio di Spielberg...Harrison Ford), e quella cisterna-killer, che rappresenta quello che per Carpenter sarà rappresentato dal metafisico Michael Myers, ovvero il Male, è in realtà non una sfida verosimile, in cui tutti potremmo incappare sulle highway americane, ma è l'esemplare storia dell'uomo moderno. Eseplare perchè è d'esempio narrativo: l'uomo comune e non l'eroe tutto muscoli (dopo i John Wayne fascisti bisognerà aspettare gli Shwarzneggher e gli Stallone, senza comunque migliorarsi); l'astrazione ambientale che da un lato ricorda il west (terra di nessuno, in cui tu devi combattere contro te stesso) e dall'altro, proprio perchè non-luogo e patrimonio della fantasia di tutti, è un po' appunto il luogo di tutti; il dualismo buono e cattivo, bene e male, vivo e morto; il ritmo, il taglio, il montaggio e la fotografia come elementi tecnici del nuovo cinema americano essenziale, diretto, scarno, secco e duro...insomma il più efficace.
In breve: l'uomo comune, l'astrazione ambientale, il dualismo da grande sfida, e precisi elementi tecnici, qui usati per codificare quello che sarà il road-thriller a venire. Il Road-Movie comunque, dopo il battesimo di "Easy Rider", trova in "Duel" un altro piacevole fratello che ne continua appunto la diffusione.
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