Regia di Timothy Hutton vedi scheda film
Voto: 7,5/10. “Mia madre viveva in un altro mondo, e io cercavo di trovarne uno diverso”. Con queste parole pronunciate dalla piccola Harriet (Evan Rachel Wood, qui all’esordio assoluto su grande schermo) si apre l'indie-movie diretto da Timothy Hutton. La protagonista è infatti una ragazzina di 10 anni, quindi non più bambina ma non ancora adolescente, che vive, non senza problemi, con la strampalata madre (una fortissima C. Moriarthy) e con la sorella più grande Gwen (M. S. Masterson), singolari proprietarie di un motel nella campagna americana. Un microcosmo che evidentemente sta stretto ad Harriet che, incompresa dalla sua famiglia e dai compagni di scuola, grazie alla sua enorme fantasia cerca una via d’uscita (i suoi sogni vanno dall’essere rapita dagli ufo a quello di scavare una galleria fino alla Cina, da cui il titolo originale), dandosi spiegazioni più o meno fantasiose su tutto ciò che la circonda. Il caso vuole che un giorno, causa l’auto in panne, siano obbligati a fermarsi lì una donna (in un piccolo ruolo Marian Seldes) col suo figlio trentenne Ricky (Kevin Bacon, premiato per questa interpretazione al Giffoni Film Festival), affetto da disturbi mentali. Un’altra anima fuori dagli schemi, nella quale Harriet troverà un compagno d’avventure, soprattutto dopo l’improvvisa morte della madre della bambina.
Una pellicola graziosa e toccante che riserva non poche sorprese e che trova la sua forza nella sceneggiatura, dai dialoghi pieni di humour al modo in cui sono dipinti i personaggi principali. Hutton, nel suo unico lungometraggio per il grande schermo (solo 45'000 $ incassati negli USA, per il resto ha diretto episodi di serie tv, tra cui quelli incentrati su Nero Wolfe), mette in scena tutti gli ingredienti senza mai essere invadente, lascia notevole spazio agli attori e mantiene un tocco di leggerezza non comune riuscendo a sorvolare le insidie (come i facili patetismo o moralismo o un banalizzante didascalismo) di un rapporto come quello descritto: non vuole dimostrare o insegnare nulla, ma solo catapultarci nel mondo dei due protagonisti e magari farci salire sull’ “astronave” ad emissioni zero (perché mossa da tanti palloncini colorati pre-“Up”). Qualcuno potrebbe sostenere che la colonna sonora (composta da Cynthia Millar e con brani di Carlos Santana, Sergio Mendes, Patty Griffin, la stessa Wood in versione “Zecchino d’oro”, ben prima delle ottime performances in “Across the universe”) risulti eccessivamente commerciale, al contrario penso contribuisca con efficacia a questo clima da fiaba nel quale ci conducono Harriet e Ricky, immersi nei fantastici paesaggi della North Carolina fotografati dallo svedese Jorgen Persson.
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