Regia di Basil Dearden vedi scheda film
Un po' datato adesso in HD 1080p da BD estero, rispetto alle precedenti visioni di oltre trenta e vent'anni fa, da vhs Domovideo e dvd Universal/Studio Canàl, nella biografia scritta da Roger Moore circa nel 2010, era il film preferito della propria carriera assieme a "I 4 dell'Oca Selvaggia" e "Ci rivedremo all'inferno", i "bondofili" lo troveranno più o meno un "oltraggio".
Ultimo lungometraggio cinematografico di Basil Dearden prima della morte in un incidente d'auto tornando dagli studios EMI che lo produssero(per somma profezia sulla stessa autostrada M4 in cui comincia la pellicola con l'incidente della Rover di Moore/Harold Pelham), e diretto con la sua consueta professionalità e pulizia, ma anche un pò di vetustà e convenzioni di forma tipicamente britanniche, che apparentemente poi Dearden fa di tutto per rovesciare, nella seconda parte.
D'altronde Basil Dearden aveva quasi settant'anni e una carriera già di 40 stagioni quando esso venne girato, tra i primi titoli ealizzati da Bryan Forbes come produttore e nuovo capo degli studios EMI citati.
Certi limiti si vedono, e in maniera encomiabile Dearden cerca di forzarli intraprendendo ora la fantascienza, poi il racconto dalle citazioni orrorifiche più da Asylum che Hammer, alle sequenze di suspence hitchcockiane(citato ad un certo punto pure negli stessi dialoghi, aveva diretto proprio dallo stesso racconto di Anthony Armstrong "The Strange Case of Mr. Pelham", ma con Tom Ewell nei panni di Pelham, un episodio di "Alfred Hitchcock presenta"), e persino con delle sequenze visionarie in parte nel citato incidente iniziale(a suo modo spettacolare ed esagerato ma dalle evidenti carenze di ripresa, forse per motivi di stunt e budget) ma soprattutto nell' inseguimento automobilistico finale e poco o nulla viste precedentemente nella sua filmografia, facendo dunque ricorso all'utilizzo di schermi e riflessi nei vetri frammentati di specchietti e parabrezza, allucinazioni incubiche, luci colorate e gelatine, che almeno da queste parti hanno fatto inevitabilmente citare Mario Bava.
Da alcuni viene detto che la parte "buona" di Pelham è quella che "muore", ma dall'espressione di Moore/Pelham "cattivo" sul ponte, all'arrestarsi del cuore dell''altro" inabissatosi nella Rover in fondo al fiume, sembra tutto il contrario.
E che nella "ricongiunzione" con il suo doppio creato dall'arresto cardiaco dopo l'incidente iniziale sulla M4, sia proprio la parte "buona" a riprendere "possesso" del di nuovo unico, "Mr. Pelham".
Bravo e multiforme, eclettico Roger Moore, che però come si evidenzia anche nelle scene in piscina con Olga Georges- Picot, e in casa "doppio" in pigiama in un paio di scene, soprattutto prima di ingropparsi la voluttuosamente e "interessatamente" offertasi Hildegarde Neil, pur alto e atletico non aveva le spalle, braccia e torace grandi, strutturati, come quelli di Sean Connery.
Splendida la Lamborghini Islero argento, con guida a destra uno dei pochi esemplari costruiti per la Gran Bretagna, e ancora esistente, che si vede più volte fin dall'inizio, nel film.
Il più "moderno" e dagli spunti solitamente ameni, è Freddie Jones nell'apparizione come psichiatra dalle lenti affumicate anche in interni.
Un pò ridicolo e anche questo "datato", inappropriato al tenore di certe scene del film, il tema "greco" della colonna sonora di Michael J. Lewis
John Nada
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