Regia di Gabriele Muccino vedi scheda film
Il quarto film di Muccino è un lavoro abbastanza maturo, che non sfigura più di tanto se paragonato alla precedente, positiva prova dell'Ultimo bacio, ma che ad ogni modo non riesce a lasciare il segno quanto probabilmente vorrebbe. La sceneggiatura del regista e di Heidrun Schleef alterna momenti buoni e di discreta intensità ad alcune cadute di gusto e scivoloni gratuiti nella banalità più cieca che facilmente si sarebbero potute evitare; complice di queste sviste nella rovina di quanto di buono il film riesce a fare, è probabilmente la recitazione di alcuni interpreti non esattamente all'altezza della situazione. Oltre, ovviamente, all'inguardabile fratello del regista, non sembrano convincenti nemmeno le prove della Romanoff e di Silvestrin; in parti minori troviamo nomi altrettanto altalenanti in quanto a qualità, da Gabriele Lavia ad Amanda Sandrelli, da Pietro Taricone ad Andrea Roncato (ovviamente: l'attempato playboy). Musiche originali di Paolo Buonvino, che si alternano a brani di musica leggera di quel periodo, compresa la cover di Elisa del pezzo Almeno tu nell'universo di Mia Martini, che va a commentare i titoli di coda. Il dramma di famiglia borghese è ritratto con cura ed il ritmo non scarseggia nonostante le due ore di durata, ma spesso i personaggi sembrano troppo sottili, inconsistenti e la realtà fa spazio alla fiction più forzata. 5/10.
Famiglia agiata e borghese dei giorni nostri, preda di una moltitudine di frustrazioni (il padre vorrebbe essere scrittore, la madre attrice, la figlia adolescente velina ed il figlio maggiore cerca la ragazza ideale), si spezza quando il capofamiglia intreccia una relazione extraconiugale.
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