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Ricordati di me

Regia di Gabriele Muccino vedi scheda film

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La recensione su Ricordati di me

di Rosebud77
4 stelle

Accompagnato da un furbissimo - e un po’ ipocrita - clamore mediatico, approda sugli schermi il nuovo, attesissimo film del regista de L’ULTIMO BACIO. E in RICORDATI DI ME Gabriele Muccino, forse sospinto da tanto inaspettato successo, si erge a giudice impietosito. Siamo tutti avvolti dalla mediocrità. In famiglia, covo di anime insoddisfatte che non si accettano e tra loro non comunicano; tra gli adulti, incapaci di rincorrere i sogni ma abili nel rifugiarsi nel passato; tra i giovani, viziatelli borghesi che invece li inseguono cercando celebrità o un tiro in più di qualche droga; e la società fa schifo, cosmo cinico e distruttivo che annulla i più deboli in nome dell’apparire, soprattutto in tv. Mamma mia, davvero è tutto così negativo? Una pleonastica voce-off vorrebbe raccontarci di una storia come tante altre. Quindi siamo sicuri che Muccino crede in quello che afferma, e in quello che fa. Ma sotto la facciata di movimenti di macchina nervosi e avvolgenti, oltre la voglia di comporre un mosaico familiare che non si limiti solo ad adolescenti, trentenni o cinquantenni in crisi, in coppia o meno, in cui rispecchiarsi, Muccino manca di coraggio, e salva tutti. Salva il padre, che capisce l’importanza della famiglia e dopo la sbandata con una sua ex torna a più miti consigli e con un romanzo ancora nel cassetto. Salva la madre, moglie depressa e frustrata che riesce a coronare il suo sogno di ritornare a fare l’attrice. Salva la figlia, spudoratissima lolita che sa vendersi bene fino a partecipare come ballerina in un seguitissimo programma dopo un casting che farebbe rabbrividire anche Boncompagni. E salva il figlio, che con la maggiore età perde qualche complesso e si trova una ragazza dimenticando i pomeriggi in bagno con discinti calendari. E quando il Natale riunirà quest’interno di famiglia sfasciata e felice, noi sapremo che è tutta una farsa. Muccino, che acquisisce una maggiore maturità ma accumula qualche qualche buco narrativo, non si accorge che quella che descrive è solo una “parte” dell’umanità che crede di conoscere bene, e per due ore assistiamo ad un esasperante e un po’ confuso attacco contro la volgarità imperante dei valori. Di indiscutibile talento ma dalle dubbie sfumature, il regista romano, scrollatosi di dosso l’imbarazzante antagonismo con Moretti, corre il rischio di diventare, parafrasando il successo secondo Fellini, un “aggettivo” per la realtà italiana; e pur se molto abile a spacciarla per “verità”, è una realtà che non colpisce al cuore e rimane in superficie. Notazione di fondo per gli attori, tutti credibili e ovviamente pilastri di questa menata etero-generazionale, con menzione speciale per gli intensi genitori Laura Morante e Fabrizio Bentivoglio. A non convincere del tutto è invece la “rivelazione” Nicoletta Romanoff (la figlia) e - ma qui spariamo sulla croce rossa - Monica Bellucci nella parte dell’amante acqua e sapone. La regia della seconda unità è affidata al fratello minore del regista (anche attore nella parte del figlio) Silvio Muccino: forse è vero che la famiglia fa male…
(Francesco de Belvis, Roma)

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