Regia di Alexander Payne vedi scheda film
Il film comincia e finisce mostrando Jack Nicholson (sapientemente appesantito) da solo dentro una stanza chiusa, e lascia intuire che anche il resto della sua vita non deve essere trascorso molto diversamente. Rimasto vedovo appena andato in pensione, apprende di una vecchia relazione extraconiugale della moglie e decide di fare almeno una cosa utile nella propria esistenza, cercando di convincere la figlia (distratta e assente, come tutti quelli che gli stanno intorno) a non sposare un imbecille che vende materassi ad acqua: sale quindi sul suo lussuoso camper (acquistato più per volontà della moglie che sua) e si mette in viaggio da Omaha, Nebraska, a Denver, Colorado. Le cose andranno diversamente, e lui tornerà ad attendere la morte (“forse fra vent’anni, forse domani”) nella sua casa solitaria. Il film è bello, e non solo per la grandissima interpretazione di Nicholson, però qualche imperfezione c’è: in particolare, la lettera del bambino africano adottato a distanza è un finale troppo facilmente consolatorio.
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