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A proposito di Schmidt

Regia di Alexander Payne vedi scheda film

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La recensione su A proposito di Schmidt

di LorCio
8 stelle

Come affrontare l’imminente terza età che bastardamente e ineluttabilmente si presenta vivida e vigliacca con segni palesi sia su se stessi che nelle persone e negli elementi che ci circondano? È il dubbio esistenziale che affligge Warren Schmidt, prossimo ai settanta, appena pensionato. La moglie gli muore, si chiede per quale balzano motivo se la sia messa in casa per assistere al traguardo della senilità. E allora casca un po’ nel male oscuro. Lo vorrebbe salvare la figlia, vicina alle nozze, che se lo piazza nel futuro nido d’amore dove Warren entra in contatto con il futuro bizzarro genero e la di lui madre (una deliziosa Kathy Bates). Senza abbandonarsi nei pietismi che avrebbe potuto incontrare una storia del genere, Alexander Payne dirige con subdola delicatezza un racconto di ispirata sensibilità, orchestrando con classe una amarissima commedia drammatica sulle gioie (pochissime, quasi infinitesimali) e i dolori (tantissimi) di un uomo tutt’altro che perfetto – non solo: è la personificazione tragica di un paese borioso e smarrito, gli Usa, specie la provincia profonda e perduta. Eh sì, perché, se andiamo bene a ragionare, il protagonista del film non si avvicina neanche lentamente allo stinco di santo. È un uomo bugiardo, scostante, indifferente, lontano dal mondo per mentalità e convinzioni. Pronto a vivere gli ultimi fuochi della vita in uno stato di completa e anonima solitudine, ignorato dagli altri e ignorante di ciò che lo circonda, cinico e disilluso, destinato ad abitare un’esistenza senza guizzi né lazzi. È un antieroe di lucida consapevolezza che si avvia su un triste viale del tramonto. Eppure non si riesce a non amarlo – o almeno a compatirlo. Perché? Che domanda: per Jack Nicholson, in quella che è la sua miglior interpretazione degli ultimi quindici anni. Un concentrato irresistibile che si staglia con crudele amarezza, agrodolce sensibilità, falsa dolcezza. Una senilità rappresentata con sensibilità e misura, sobrietà ed proporzione, sospesa su un labile equilibrio in cui si scontrano registri drammatici e toni buffi. Insomma, un’interpretazione radicale e memorabile, che avrebbe felicemente meritato un Oscar – al quale era candidato. Peccato, o forse no: è l’ennesima dimostrazione che Nicholson appartiene alla razza rara dei fuoriclasse.

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