Regia di Alexander Payne vedi scheda film
spesso il cinema di oggi viene criticato perche' non sa proporre uno quadro sociale dei nostri tempi. Il film di Payne invece ci riesce, eccome. Tra l'amaro e il grottesco scorre (on the road) una pellicola triste, quotidiana, senile, sui temi della solitudine, dello squallore aziendale, dell'impossibilita' delle spinte melodrammatiche, del raggelamento delle passioni, del degrado contemporaneo. Quella ritratta e' un'America lontana sia dalla disperazione giovanile degli anni 70, sia dai toni cupi e violenti degli anni 80, sia dalla classicita' fordiana di "Una storia vera" di Lynch (con cui pero' questo film ha qualcosa da spartire); e' un'America autunnale, fredda, malinconica, senza musica country, senza i colori accesi della campagna di Alvin Straight, senza le strade leggendarie su cui correva, tanto tanto tempo fa, l'american dream, senza le lunghe auto americane, senza motel, senza fast food. Si ha una forte sensazione di sfinimento, di estenuazione. E di nostalgia (quando Warren va a visitare il museo dei pionieri del West...), in questo paese di vecchi, destinati a un fallimento certo (ma il finale rimette tutto in discussione), e di giovani stupidi e rincoglioniti. Il saggio Alvin Straight riusci' a incontrare il fratello, perche' lui era protetto (dall'alto) da John Ford; l'America di Warren invece ha ben poco da spartire con il Sogno. Il vecchio Sogno
straordinario. Probabilmente la sua performance meno delirante e piu' commovente. E anche grazie a lui se questo film puo' dirsi riuscito e rimarra' nella memoria
e' un bravo regista. Nella prima mezzora ci regala momenti di grande intelligenza, poi rientra nei binari, continuando comunque a dirigere con polso una sceneggiatura di grande acutezza
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